Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







venerdì 24 dicembre 2010

Stai aspettando, dunque?

Questo brano rende l'idea. Di come percepisco il Natale.
E di quello che ho scritto nel post sotto.

(Dell'attesa e del discorso sull'attimo di eterno, ecco. Per intenderci)


Carol of the Bells - Trans-Siberian Orchestra 


Strutturate Megalomanie Natalizie: You're the First, the Last, my Everything

E' questione che mi sento in colpa se non.

Cioè, oggi, Vigilia di Natale, mi sento in dovere di scrivere. Un dovere verso me stessa, sia chiaro.
Come tutti i 24 Dicembre, dai tempi dei tempi, dagli albori della mia comprensione del significato natalizio, sento un senso di Attesa. Mi coglie impraparata al mattino e non mi lascia più fino a Santo Stefano, per tornare poi il 31. Regolare, preciso. Un senso di attesa di qualcosa che non si sa poi bene cosa. Aspettare. To wait for.
Attesa che succeda qualcosa di indefinito, misterioso: le ore, i minuti, i secondi, mi sembrano dilatati per la Vigilia. Tutti in questa giornata - e a Capodanno - guardiamo l'orologio molte più volte, non credete?
Da bambini l'attesa è per la notte, per Babbo Natale. Ma, anche quando scoprirai che Babbo Natale è lo zio panzone che si traveste e che i regali arrivano anche se non hai il camino, questo rassicurante aspettare resta radicato. Ti resta dentro.
Per assicurarti che non passi troppo in fretta, per accertare alla tua esistenza che queste giornate non passino senza essertele attaccate un po' addosso, che non passino senza aver lasciato il segno. Credo che anche l'inventore del Calendario dell' Avvento dovesse soffrire di una qualche forma di ansia e di struggimento da attesa. Io, almeno, parto un po' dopo.

Poi, inevitabilmente, il senso di delusione: perchè Natale passa, come tutti gli anni. Passa come tutto nella ciclicità del tempo. E il solito pensiero: "bè? Già passato?". Non sono serviti i regali, i cenoni, i parcheggi impossibili, i brindisi, gli addobbi e il cotechino a fermarlo un attimo e capire davvero cosa succede in questa giornata. Che per quanto se ne dica, è sempre un po' magica.
Almeno 5 minuti te li dedichi a Natale. A te e ai tuoi pensieri. Non riesci a non farlo. A dov'eri l'altro Natale, a cosa hai fatto: se sei stato buono o uno stronzo infame - perchè tu lo sai sempre, quand'è che sei buono e quando invece sei stronzo, ai "se avessi..." e ai "ma" del caso, alle coincidenze, alle persone che sono entrate nella tua vita - quelle piu' recenti, quelle che ci sono un po' da sempre e quelle che non ci sono più.
E guardi il cielo con occhi diversi in queste giornate di festa, come se qualcuno ti stesse sorvegliando. Come se fosse possibile percepire un attimo di eterno.

Ti rendi conto di come tutto rientri perfettamente nell' Ordine delle Cose.


Bene, dopo questo attacco di stucchevole ed esagerato romanticismo, vado in giro a brindare (che è un po' dissacrante se vuoi, ma è l'unico modo per non farla passare troppo in fretta, questa Vigilia).


       Love for you All.
     (Note: Only today)


martedì 21 dicembre 2010

Un Hoover sotto l'albero.

Sono rimasta sconvolta.
Senza parole.
Gelo.

Stavo dando un'occhiata a "Il Post" quando leggo un articolo in merito a questa raccolta di Owni.eu di manifesti pubblicitari anni '60.
Il titolo:
"Le 48 pubblicità che oggi non sarebbero mai permesse".
(Ma guarda un po').

Perfetti regali di Natale, adatti a tutta la famiglia (come il Trivial che copre la fascia 14-99 anni, insomma) pubblicizzati con un concept di base un tantino razzista/sessista/violento e trash, giusto un pelo.

I fucili giocattolo Daisy garantiscono un sacco di rumore e ci sono svariati modelli, a seconda delle necessità omicide; Babbo Natale fuma Lucky Strike e i Dottori  fumano Camel (sigarette probabilmente più salutiste?); tu, sporco ragazzo, perchè non ti lavi con il sapone Vinolia? (lo sporco ragazzo è difinito tale in quanto nero, di razza, non di sporcizia).

Di particolare rilievo il ruolo della donna nelle Ads degli anni '60, ridotta a oggetto con due pratiche funzioni: quella di servire il marito - in quanto povera incapace, decerebrata e sottomessa e quella, non meno importante, di pulire la casa - pertanto bisognosa di vitamine dei cereali Total (davvero le donne, nel 1960, erano più felici con un Hoover sotto l'albero? Uhm.)

Blow in her face and she'll follow you anywhere.
(Eh sì, come no).

"Show her it's a man's world"
"Is it always illegal to kill a woman?"
"Men are better than woman"
(Certo, ovvio).

Non contenti, hanno visto bene di includere anche i neonati. Con il ruolo di tester: test non solo sugli animali quindi, che magari sono ancora più attendibili.
La birra CellCi (dal seno della madre) piacerà di più al tuo bambino, gemelli tester di un innovativo packaging di cellophane (almeno la Kuki, qualche decennio dopo, ebbe buon gusto e ci mise il pollo, nell'involucro), lolite 12enni con sguardo lascivo e il lucidalabbra da Alba-Parietti. (Innocenza sexy?)


Ad averlo saputo prima, in questi anni avrei lasciato qualche pacchetto di Lucky Strike per Babbo Natale, la notte del 24, che solo i mandarini e biscotti fanno regalo già visto.
Lo farò venerdì notte.
Ma io non gli chiederò un Hoover, a Babbo Natale, no. Nè un marito da servire.

Al massimo un dvd della serie tv Usa MadMan che, con il feroce realismo rappresentato di quegli anni '60, trova un contesto a queste pubblicità ad oggi assurde.

venerdì 17 dicembre 2010

Cose che (non) avrei voluto sapere.

1. Che il tempo è una merda. Ti prende per il culo appena può, inutile quindi constatare che la frequenza si avvicina al "molto spesso". Prendi una tua fotografia di quando avevi all'incirca 6 o 7 anni: riesci a ricordare cosa è successo nel frattempo, con una certa precisione storica, con un certo ordine? Bè, io no. Non so dove cazzo sono stata e che cosa ho fatto nel frattempo che sono diventata 29enne. Potrei ricostruire all'indietro di qualche anno, uno o due, ma non di più. Con l'aiuto delle fotografie potrei uno sforzo ulteriore e arrivare fino a tre o quattro. Un po' sfuocati probabilmente.
Credo che ogni colpa sia imputabile al tempo che passa. E' un perfetto capro espiatorio, di quelli che non sbagliano un colpo. E questo è il motivo per cui abbiamo un rapporto di odio-amore abbastanza reciproco.

2. Che ci sarà sempre, dico sempre, in ogni circostanza, qualcuna/o che è più figa/o di te, più brava/o di te, più tutto di te che riesce a fare quello che tu-invece-no. E ti farà sempre incazzare da morire. E starai sempre un po' a roderti il fegato. Anche se te la racconterai. Anche se farai come la volpe, che l'uva, alla fin fine, magari non è poi così matura. Anche se ti dirai che non è poi tutta sta roba eccezionale.
Ora, il ligio dovere femminile mi imporrebbe di scatenare le più funeste ire dell'inferno in fatto di invidia (se il soggetto dell'incazzatura è donna - e se la donna è pure una gran figa è morta) e in fatto di ammirazione (se il soggetto è uomo - e se l'uomo è pure un gran figo sei morta tu, ammiratrice eterosessuale, annegata in un mare di bava). Poi pero' penso e mi dico che l'invidia non serve a un cazzo, meglio l' ammirazione, che è un po' più costruttiva (what a fucking diplomacy!),  anche se il soggetto in questione è donna, quindi più faticosa, l'ammirazione. Magari capisci come fa, ti fai rivelare qualche segreto.
E se proprio non dovessi riuscire nell'impresa, niente, sfidala a Twister. Chè ognuno ha i suoi punti di forza (te li chiedono sempre ai colloqui, bisogna stare pronti con esempi pratici. Anche se, spesso, racconti le prime tre stronzate che ti saltano in mente, che non ti riguardano assolutamente, ma c'hai da venderti bene).
3. Che la classifica dei libri "più letti" generalmente include libri che fanno cagare. O meglio, quelli che piacciono a un sacco di gente che legge solo quel libro lì, fino al Natale successivo, quando la zia, stanca di regalare il solito pile in acrilico infiammabile color kaki, provvederà prevedibilmente a regalare il Sequel "Cotto e mangiato", assieme a "3 metri sopra al cielo" (così potrai dire alla tua/o fidanzata/o "io per te muoro", mentre le/gli prepari una frittatina con le uuuuuòva. Grazie zia, come farei senza le tue idee strepitose).
Ps. Dev'essere, questo, il primo Natale in cui non vedo nelle vetrine delle librerie un libro di Fabio Volo. Non succedeva dal 2001.
Pps. La Bignardi però la salvo. Anche se c'ha il Karma pesante. E poi è sposata con una penna geniale, Luca Sofri.
4. Che a 13 anni bisogna giocare con le bambole. Che sennò, ti si prospetta una adolescenza difficile. O ti si blocca la crescita. O diventi cieco. Una delle tre. C'è una cosa che mi turba: io a 13 anni stavo ancora giocando con Barbie e Ken (interrogandomi sulle dubbie dinamiche dei loro presunti accoppiamenti, in quanto a conformazione genitale mi sembravano pressochè identici).
Ai ai miei tempi, avere 13 anni stava a significare che la cosa piu' scandalosa che ti capitava di fare con "uno dei maschi" era il gioco della bottiglia. La lingua era opzionale. Quella era ancora un casino, c'era da capire la tecnica corretta, per fare il tutto come doveva essere fatto.(A parte la Zoccola della scuola, della quale sentivi fantasiose leggende - quasi sempre corrispondenti alla verità - che si sarebbe portata con sè fino ai trent'anni e oltre: lei la lingua ce la metteva, e non solo. Guadagnando posizione stabile nell'immaginario erotico maschile. Immaginario da gabinetto, per la precisione).
Dopo aver letto "100 colpi di spazzola" (sì, lo so, era in classifica "i più letti": ma volevo vedere fino a dove arriva una 14enne di oggi, anni luce dai miei tempi - quelli in motorino sempre in due, al massimo una cannetta, anni dove il balletto più ridicolo della storia era quello di Mauro Repetto in Nord Sud Ovest Est). Ho capito, dopo le prime 3 pagine, che le cose sono cambiate: Melissa P non va in motorino in due, non balla gli 883 e non canta "Io Vagabondo" al Parco di Roncolo: si fa scopare da una quantità infinita e indefinita di esseri umani. Amico, amico dell'amico, amico del fratello, cugino e amico del cugino, insieme anche all'altro, amico dell'amico del cugino. Non ricordo se tutti insieme o in separata sede. Un bordello. Roba da perdere il conto (con l'aiuto efficace di qualche LSD). Sotto a chi tocca.
Ora, non è moralismo bacchettone il mio, ma dico, un minimo di significato al sesso bisogna pure darglielo, no!? E a 14 anni non ne sei in grado, non ne hai una minima consapevolezza. Soprattutto se sei donna, devi salvaguardare la tua vagina (uso il termine scientifico) da queste mancanze, chè il prezzo da pagare è un pochino più alto: se ti va bene, ti invischi in quella questione vecchia come il mondo-  lei troia/lui il figo della situazione (vabbè, questo pazienza, al massimo ti becchi un soprannome allusivo o una qualche occhiatina di quelle che sanno fare solo coloro che sanno i fatti - per questo le donne adorano gli uomini discreti). Se ti va male, è perchè sei convinta di poter conquistare un uomo (solo) così. E darla via random è uno dei più grossi deterrenti per La Conquista. Quello che ti piace davvero potrebbe aversela a male, se ti fai anche il suo migliore amico o suo fratello. Sai com'è.
Se hai 14 anni e ti capita davanti Damon Albarn cancello tutto ciò che ho scritto nel punto numero 4. Per  ipotetica coerenza.
5. Che le donne, tra di loro, faticano a trovare momenti ludici di rude aggregazione, di impatto fisico e sensoriale: essendo sempre di umore incazzato-metereopatico-lamentoso, con natura tendenzialmente vittimistica, non capiscono che basta veramente poco per divertirsi, tra donne, insieme. E il massimo della gratificazione a fine giornata potrebbe essere qualcosina di più che l'ultima puntata di Sex & The City.
Gli uomini hanno il Bar, la partita di calcetto, di tennis, di Risiko, di subbuteo, il poker, il fantacalcio, le prove con la band, il fancazzismo, ProEvolutionSoccer, la birra. E non si trovano balle. Sono appuntamenti che non si possono perdere, cascasse il mondo.
Le donne insieme fanno shopping,  la cena di Natale e il corso di pilates. Cheppppalle.
Dove non c'è prole a cambiare le priorità, se le donne si mettessero in un bel gruppetto a organizzare qualcosa di divertente che non sia solo l'addio al nubilato della futura sposa, ma anche qualcosa di fondamentalmente più ignorante e inutile, il mondo sarebbe un luogo migliore. Noi, io e le mie amiche, andando a fare rafting, per esempio, abbiamo contribuito alla salvaguardia del pianeta. Nel vademecum inserisco: divertirsi, non rompere/rsi i coglioni e - se il gruppetto di donne guarda Beautiful - seguire gli uomini, che con loro ci si diverte sempre (vabbè, qui viene una battuta facile, ma non cambierò la frase. Ciò che scrive Melissa mi assolve da ogni rischio di eccesso). Anche allo stadio in giornata di derby, garantito.


Ps. Non c'entra niente, ma a proposito di diverbi uomo-donna, a me questa canzone, fa sempre molto ridere.

martedì 14 dicembre 2010

Il Rumore della Vita che scorre.

Non ci sono parole per questo video, è troppo.
Troppo tutto.

I paesaggi onirici della campagna di Edimburgo, con albe e tramonti, inizi e conclusioni di giorni in un ciclo che mostra uno squarcio di Eternità. La colonna sonora che rapisce, regala una nota sublime e immobilizza il tempo, il cuore, il cervello, e i centri neuronali. Il senso di Libertà, essere ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo. La capacità di Danny MacAskill di fare quello che lo si vede fare, diventando unico autore di se stesso, mettendo a fuoco qualcosa di più evoluto, di più reale, di più vivo, che nessuno mai.

Il tutto unito e racchiuso in un cerchio di magica Perfezione.

Quindi, guardatelo.

domenica 12 dicembre 2010

W.E.Coyote, Colui che aveva capito tutto.

Quello che a me piace definire come il Lusso del Fallimento, me lo ha insegnato quel povero cristo di W.E. Coyote. Lui che prova, riprova, non demorde, non si arrende (nonostante la cazzo di fame che ha), senza peraltro riuscirci mai, a prenderlo. Lo stronzo di Road Runner.
Pensavo che oggi, in un mondo in cui il progresso e la tecnologia stanno rendendo la vita quanto di più vicino alla perfezione ci possa essere, sono in pochi a potersi permettere questo lusso, dato che, più o meno chiunque, ci campa con quello che fa. O meglio, con quello che guadagna facendo quello che fa.
Il criterio di valutazione è sempre quello dell'eccellenza, delle cose che funzionano, che vendono, che fanno audience. Come se il coyote dovesse sopprimere lo stimolo della fame e mangiare lattine e cactus solo perchè gli hanno detto con una certa convinzione che sono prelibate.
La paura di non riuscire blocca, facendo mettere da parte idee-desideri-progetti prima ancora di averli pensati-desiderati-immaginati. Il giudizio cade funseto sulle teste di chi si discosta dall'ideale di vita che ti hanno sapientemente preconfezionato e venduto.
Ti fanno credere che non ci sia la possibilità di una immagine a colori: e così che diventa tutto grigio, uniforme, maxi blocchi di cemento, stessa misura, stessa area, stesso perimetro.
Il fallimento, invece, è indicatore di una posta in gioco: nonostante il risultato, almeno ti sei esposto, hai puntato, hai detto la tua mettendo la tua faccina di culo sul piatto d'argento delle scommesse. Perchè la vita è questo. Una scommessa.  Che spazia ovunque, che sia ideare qualcosa, organizzare, conoscere, interessarsi, essere curiosi, ribaltare il proprio punto di vista, considerandolo come uno degli "n" punti di vista immaginabili e ipotizzabili. Che sia rispondere alle domande del tipo "cos'è che contiene l'Universo se l'Universo contiene tutto?" sapendo già che sarà molto, molto difficile azzeccarci.
Vorrei si concepisse uno spazio mentale piu' ampio per il fallimento, un neurone che si prenda la responsabilità di questo arduo compito, arduo ancora di più nel paese in cui viviamo. Un paese che non ha cortile.
E  poi, il fallimento ti assolve dal rimpianto: sai che lo hai fatto, magari male, magari non come avresti voluto, non come avrebbero voluto (anche se di Quelli che Benpensano e degli stronzi non me ne frega poi un cazzo, per inciso). E la prossima volta sarà meglio, magari a segnarsi gli errori, chè hai già un po' di croste qua e là.
I successi, in contrapposizione ai fallimenti, sono il tuo più grande orgoglio, momenti sublimi ed estasi supreme che costellano le tappe di vita, epifanie che ricordi con un sorrisino beffardo, stavolta sei tu che gliel'hai messo nel culo, alla vita; nella meglio ipotesi si tratta di quelle tre o quattro cose che non credevi di avere fatto ma che hai fatto e ti sono riuscite bene (credo che dovrebbe essere un dovere esistenziale e personale riuscire a fare qualcosa di figo, ma figo davvero, senza fallimento annesso - premettendo comunque che a nessuno fregherà mai un cazzo di quello che ti riesce bene, a meno che ti venga fuori una roba pazzesca tipo l'invenzione del telefono o di internet).
La differenza sostanziale è che i successi, una volta ottenuti, te li dimentichi, scappano, rimangono un flebile ricordo nell'angolo della memoria a medio termine, invece per i fallimenti non è proprio sempre così. Quelli te li ricordi bene, restano impressi: ti regalano un attimo di sofferenza, se vuoi, ma anche di respiro, ti insegnano delle cose. E' solo che, per concepirli in questo modo, dovresti prenderti un po' meno sul serio, perchè si può eh. E considerare che, in fin dei conti, cosa succederà mai? Ci si rialza e si riparte, daccapo se necessario.
Pero', per quanto riguarda il Coyote c'è da concepire una eccezione: spero che, per una buona volta, lo prenda, lo stronzo. Chè se lo merita, dai. Anche se poi il cartone animato finisce (e questo non lo vorrei, ma riconosco che è necessario considerare la sua fame come prioritaria rispetto al mio divertimento, povero).

venerdì 3 dicembre 2010

6 could be 9 - Trailer



"6 could be 9" vuole essere una ballata oscura sorretta da musica e fotografia sempre in primo piano, per consentire allo spettatore di abbandonarsi il più liberamente possibile alla riflessione sui due argomenti portanti: il limite spesso impercettibile tra realtà - immaginazione e una violenza mostrata senza sconti, sofferta, improvvisa e cinicamente ammaliante; è un mediometraggio di 38 minuti nato da un soggetto di Paolo "Hyena" Lasagni, che assieme a Stefano Terenziani ha curato anche la regia.

giovedì 2 dicembre 2010

Ode al Colonnello Biscotto - Ora e Sempre

Queste sono alcune motivazioni per cui dovreste ascoltare K-Rock. 
Decidete voi se classificarle come buone o meno. (Per me sono nella fascia dell' Eccellenza).

Innanzitutto:
1. Perchè c'è Mirko Colombo.
(E io, Mirko Colombo lo adoro. E' stato un collega, mi ha ospitato in radio e ha inventato l'appellativo a cui siamo tutti affezionati, "Colonnello Biscotto". Primo tra tutti, è un grande uomo).
2. Perchè ci sono come ospiti gruppi  musicali emergenti e non, ai quali è permesso di suonare lì-live, in studio di registrazione. Con i loro buoni strumenti e le loro capacità.
3. Perchè tra i Beatles, i Rolling Stones, gli Who, Mango e Tiziano Ferro, quelli che non passeranno mai sono gli ultimi due.
4. Perchè passano quella che definisco "Musica". Poi, qualcosa piace di più, qualcosa di meno, ma rientra tutto abbondantemente nella categoria.
5. Perchè nella sala di registrazione c'è un santino che veglia: Cristo con la chitarra elettrica. Ed è assolutamente super.
(Gesù faceva dei gran riff, altro che blasfemia. E' che non deve averlo mai detto a nessuno).









mercoledì 1 dicembre 2010

Negli Anni Add-ietro, c'era piu' App-Iness?

Vi capitano mai quei giorni un po' inclassificabili?
Intendo quelli in cui sei indeciso se considerarli facenti parte del girone dei giorni "pessimi-logorroici", dei "demotivanti-frustranti" o "sulla soglia del mediamente trascorsi". Quelli in cui il massimo delle tue capacità comunicative sono dimostrabili solo in un dialogo con Lupo Lucio e Tonio Cartonio della Melevisione. In cui non riesci a concentrarti e sei senza energia. Che ti stanno sulle palle un po' tutti, così, a prescindere eh, senza nessun motivo valido. Che vorresti startene in pace. In silenzio. In modalità OFF. (Non stand-by, proprio off. Che non vuoi poi essere a rischio di riattivazione).
In merito a queste giornate, pensavo che: c'è una cosa che mi rende sempre piu' perplessa e anche un po' inquieta. Provo ad avvicinarmi alla definizione scrivendo che questa cosa, questo malessere generalizzato, riguarda il campo della Tecnologia (si, insomma, avete capito no? Campo ben definito e delimitato, giusto? Ehm....gggiusto?..Ehm. Va bè. In ogni modo abituatevi all'idea perchè io un termine piu' conciso non riesco a trovarlo).
Nel mondo di oggi, ora, adesso è impossibile essere NR, ovvero "Non Reperibili". Tradotto, non hai mai un secondo per farti i cazzi tuoi. Mai. Nemmeno quando dormi e quando sei sull'aereo. Tutti sanno sempre dove sei e possono sempre contattarti, scriverti, chattarti. E tu puoi fare lo stesso. (Porca puttana). Grazie a delle cosine da niente chiamate Facebook, Twitter, Chat, Messenger, Skype, l'Applicazione che ti dice dove sei-dove devi andare, l' I-Phone, l' I-Pad, l' I-Pod (si anche quello, che con l'accordo Nike, ti conta i chilometri quando vai al parco).
Temo che durante un qualche sbarco alieno (di cui nessuno ha memoria) ci abbiano installato un GPS tra le scapole (come le specie animali in estinzione). Non ci capisco piu' niente. Vado in confusione: mentre rispondo a una mail sono già arrivate altre tre risposte di altri "n" destinatari della stessa mail e, puntualmente, rimango indietro. Loro sono già a disquisire sul secondo argomento e io sto rispondendo ancora al primo. Tecnicamente e fisicamente, non faccio in tempo. Sono lenta. Ci devo pensare un attimo su prima di rispondere, ecco. Vorrei rispondere a tema, almeno. E' una questione di coerenza.
Non appena sono riuscita a metteremi in pari con le mail (con allenamento quotidiano di refresh della  pagina a ogni frazione di secondo abbinata a una discreta rapidità di battitura della risposta) si aprono cinque chat contemporaneamente, si impalla il pc e devo fare CTRL+ALT+CANC, cliccare "termina programma" e aspettare una mezz'ora prima che riparta il tutto (di conseguenza rispondo "ci troviamo in piazzale Fiume" al mio collega che mi chiede se ho visto la sua cartellina porta documenti e  rispondo "devi averla lasciata in bagno, di solito è sempre un momento di grande concentrazione per te" alla mia amica che mi chiede un consiglio su come migliorare l'autostima e su dove ci troviamo per andare all'aperitivo).
E ' un casino capire a chi sto scrivendo e chi mi sta scrivendo, quando tra i miei contatti ci sono diciotto Luca, tredici Elisa e sei o sette Matteo. Alcuni con lo stesso cognome per di piu'. Delirio Apocalittico.Tragedia greca.
Questo dimostra in modo molto concreto come i rapporti sociali  si sono inesorabilmente depersonalizzati. Tutto in un frullatore gigante dove non si sa nemmeno bene cosa ci sia dentro.Un hard disk di dati che passano dal kb al mega, al giga, al tera, allo yotta, in una frazione di secondo. Un borraccione di roba incolore e insapore, anzi, che fa un po' schifo. (Immaginate una sala di un Multiplex, in una qualsiasi domenica di Dicembre, possibilmente visione delle ore 20.00 e pensate - 1. all'odore - di piedi, di popcorn andati a male, di cane bagnato - o peggio, morto 2. al fatto che il film in sè, quale motivazione dello sposamento da casa, passa in secondo piano causa eccesso di caramelle gommose, innovativi tipi di patatine che non alzano il colesterolo, videogiochi, slot machine. Vale la pena di visitare anche i cessi. Dotati di wi-fi. Forse per andarci con l' I-pad, al cesso del Multiplex, se non ti piace il film? Eccheccazzo!) Questo, per intenderci.
Tutti gli scambi sono diventati supersonici, non c'è il tempo di leggere un messaggio, una mail, una frase, di pensare, di sapere davvero cosa vogliamo. Basta che sia subito. Adesso. Magari non ci telefoniamo da sei mesi e non ci vediamo da un anno ma ti chiedo "Ciao, come va? " (In chat, mentre sono in riunione di lavoro e non me ne frega assolutamente un cazzo di come ti va). Solo perchè si puo' fare subito, senza tanto impegno, senza un vero contatto e un vero interesse. Ma con la possibilità di farlo passare come tale.
Conati di vomito. (Avete un Travelgum per i viaggi nei social network?). Forse è da qui che mi deriva un po' di irrequietezza.
A una nostalgica come me, viene automatico il confronto: anche solo fino a una decina di anni fa, al contrario, era impensabile essere Reperibili. Se non nei momenti in cui eri a scuola (nei giorni senza verifiche), quando eri a casa, con il tuo bel baracchino grigio della SIP (e anche qua eviterei di aprire una parentesi sui venti operatori telefonici sul mercato della telefonia di oggi), quando eri a Catechismo (ufficiosamente eri poi a giocare a bigliardino, ma sempre nei sotterranei della parrocchia, quindi il fattore di reperibilità scende al 67,9%) e quando eri in Discoteca ed eri minorenne (prima dei 18 mi portavano e mi venivano a recuperare, percio' dovevo stare lì, per forza).
Per il resto avevi un gran bel po' di tempo per startene in pace. Al parco non ti rompeva i coglioni nessuno, non suonava in continuazione il cellulare e non ti arrivava lo spot dei MessaggiTre. Al cinema non facevi la solita figura di merda della suoneria messicana a tutto volume. Per due motivi: 1. Il cellulare non l'avevi 2. Al cinema ci andavi per guardare il FILM (e non il cesso). Anche se eri scomodo sulla poltroncina di legno. Eppure. Ci andavi, eccome se ci andavi, anche se non c'erano quegli occhiali 3D che, oltre a sembrare un idiota (magari tu indossi già un paio di occhiali per i fatti tuoi che sei miope) ti fanno venire altri conati di vomito e mal di testa.
Una volta per ascoltare la musica preferita avevi il mangiacassette e le cassette "Misto Estate 1993" registrate  con il tasto REC dalla radio, facendo attenzione a eliminare la voce dello speaker e gli applausi - quindi le canzoni erano tagliate di un terzo (alle volte così brevi che non si capiva bene chi fosse a suonare). Era un metodo arcaico, rozzo e di scarsa qualità, ma per me molto funzionale: avevo un gran ordine nelle mie cassette. E conoscevo tutte le canzoni che registravo. Invece, con I-Tunes, è un disastro. Le mie playlist sono doppie, a volte triple, alcune canzoni non so nemmeno come ci siano finite, e non le conosco proprio.
Ora puoi scaricare tutto lo scibile che sia mai stato fatto dall'Umanità in termini musicali. Epoche di musica. Ere geologiche di popoli danzanti. Tutti i generi, cover, medley, musical, bootleg. Tutto.
In fin dei conti, con le cassette, facevi con molto meno. Una decina in un anno al massimo. Poi, vuoi mettere la soddisfazione? Quando dovevi calcolare l'stante preciso tra la pressione del tasto REC e STOP. Impagabile.Credo che le mie difficoltà con I-Tunes derivino da questo genere di nostalgie.
Una volta, per comunicare, c'erano pochi strumenti e c'era poco da andare in giro (altro che wireless): la cabina telefonica (anche se mia madre cercava di farmela evitare- che ci sono i microbi sulla cornetta),  il telefono di casa con la cornetta usurata e la lettera. (Escludo il cellulare che, a detta di mio padre, ce l'avevano solo due categorie di persone: i rappresentanti e gli esibizionisti).
La lettera: quant'è che non si scrive piu' una lettera? Anni? Decenni? Lustri?  Forse secoli. Va bene che io sono una nostalgica della carta, ma , a pensaci, una lettera è fatica. E' pensiero. E' sentimento. E' cura. E' affetto. Innanzitutto, è scritta con la propria calligrafia - unica - ed è indirizzata proprio a colui/colei che la riceveranno - altrettanto unica. Unicità in relazione.
Permette un tempo all'interazione: il tempo di essere scritta, di essere spedita, di essere metabolizzata e capita da chi la legge a sua volta. E di essere ri-pensata per essere risposta. Con il tempo naturale delle cose, con il fattore umano di mezzo. Che è l'unico fattore da cui dovrebbe essere costituita.
Una volta, sapevi l'elenco del registro di classe a memoria (e al massimo dovevi fare distinzione tra due "Luchi" e due "Marchi" della classe o della compagnia...e non tra i dodici "Francesca" o "Alessandro" dei contatti on-line), sapevi a memoria il numero di telefono di casa e sapevi anche tutti gli indirizzi (passi per il civico, quasi sempre sbagliato) così che potevi spedire le cartoline da Riccione.
Una volta sapevi benissimo cosa sigificava essere "Amico", sapevi chi avevi di fronte, lo chiamavi al tuo compleanno, ci facevi le vancanze insieme, ti dava una mano, ci passavi le giornate a ridere, a chiacchierare e a piangere, anche. Era una presenza vera, concreta. Ora si spacciano come amici persone di cui vedi una foto, che hai incontrato di sfuggita ad una festa in mezzo ad altre 200 persone. E puoi sapere molto di questa persona semplicemente digitando un nome e un cognome. Cosa fa, chi sono i suoi amici, dove abita, cosa pensa, dove è andato in vacanza. (Pensare che prima di sapere tutte queste cose, nel 1996, una persona avresti dovuto vederla minimo per un'estate intera!).
Temo che i social network, se usati "male", senza consapevolezza, facilitino pregiudizi, opinioni, idee su persone/cose/eventi che si pensa di conoscere ma che, alla fine, non si conoscono neanche un po'. Per questo sono a favore di chat e mail e tutto, ma solo dopo una interazione reale, fatta di contesto, comunicazione non verbale, timbro della voce, sguardo, espressioni del viso, sorrisi, reazioni. Ed è lì che sta la resa dei conti. Il bello ma difficile compito di Creare qualcosa di Vero. Che lasci un segno.
Quanti I-Pad si regaleranno questo Natale? E a cosa serviranno? Probabilmente a niente. A meno che ti facciano scaricare gratis l'Applicazione che ti ricorda di comprare la carta igienica. E allora, anche anche. In ogni modo, in lista ci metterei anche una scorta di carta da lettere e una agendina per segnare gli indirizzi, sai mai che possa tornare utile. Se il segnale di rete dovesse, per un tempo imprecisato, venire a meno?

Ps. Mi sento un po' Gigi Marzullo a iniziare e chiudere il post con una domanda.

(Tant'è....Datevi una risposta, Amici della Notte)

mercoledì 24 novembre 2010

Post-it da Frigorifero.

Sempre un po' per quella storia dei Bilanci.
Avete mai provato a prendere carta e penna (o un file excel, per i meno retrò) voltarvi un attimo indietro nel tempo e annotare una lista di cose, inclusiva di tutto ciò che, per voi, è stato Rilevante?
Dove per Rilevante, intendo tutto ciò che in un qualche modo ha creato un solco nel cuore, nella memoria, nelle sinaspi del sistema nervoso. Intendo cose fatte e riuscite più o meno bene - ma fatte - situazioni nuove, incontri inaspettati, luoghi visitati per la prima volta, pensieri sfuggiti, consapevolezze illuminanti, squarci di vita, profumi inebrianti, musiche evocative. Libere associazioni di idee. Ispirazioni. Orizzonti lontani. Colori.
Questo piccolo impegno di memoria è ancora più significativo, per me, se fatto a fine anno ( il Bilancio urge!). Sai mai che poi mi dimentico la strada fatta per arrivare fino a dove sono arrivata. Qui. Ora. Che per poca o tanta che sia (è tutto sempre incredibilmente relativo), va in un qualche modo monitorata, aggiustando il tiro, quando serve. Lista che è anche cronologia e biografia.

Ripensate al 2010  e scrivete quello che vi viene in mente. Poi rileggete questa lista tra un anno, a fine 2011 (se sarete riusciti a non perderla). E capirete cosa intendo. Sembrerà di assistere ad una serie di fotogrammi della memoria, una mini-storia personale composta di capitoli, un cortometraggio delle proprie vicissitudini.
E' un po' come fermare un attimo il tempo. Certo, ci vuole immaginazione.
Questo è quello che si può scrivere del mio 2010, nei punti Salienti:

- Lezioni imparate. Di vita, di fiducia, di amicizia, di snowboard.
- Elaborazioni. Di testi, di perdite, di cambiamenti.
- Riscoperta della Libertà di Pensiero. E della Libertà più in generale.
- Buoni propositi realizzati (qualcuno solamente ipotizzato, vabbè, dai).
- Evoluzione dell' idea di Serenità.
- La Capannina dei Franceschi ha sempre un suo Perché.
- Sofferenza a tratti. (Rimpiazzata poi dall' evoluzione del concetto di sofferenza e da chili di cioccolata).
- Nel marasma delle questioni esistenziali, inizia a correre. Il vantaggio è sempre buona cosa. Sempre.
- Pista innevata e tavola da snowboard: vicinanza esponenziale a quello stato di estasi psichica, detto in esoterismo, Nirvana.
- Chi l'avrebbe mai detto che sarei riuscita a cantare al Karaoke senza morire di imbarazzo? (Eppure).
- Finalmente meno rimpianti. (Odiosi).
- Le paste con la crema Chantilly sono patrimonio di bontà suprema. Aiutano la crescita (del culo, ma questo non è rilevante. No?)
- E' incredibile quanto una canzone, se cantata in coro da una ventina di persone, almeno, sia emozionante. E faccia scendere le lacrime. ("Domani")
- Mangia, prega, ama. (Già, il film. Non sono forse azioni prioritarie?)
- Beppe Cavani e il Tancau Beach. Con gli accordi di DeAndrè sbagliati e quel cielo stellato. proprio Quello. 
- Avete mai visto l'aeroporto di Tortolì? E' un angolo di mondo dimenticato. E molto suggestivo. Con i tavolini  del bar e le galline sulla pista di atterraggio.
- Evoluzione del concetto di Autonomia.
- Diffidenza verso le donne che impiegano piu' di mezz'ora a prepararsi. E di quelle che evitano cronicamente i parcheggi a "esse".
- Abbandono delle Abitudini Noiose.
- Sano cinismo.
- L'autoironia, alle volte, salva il culo.
- La Capoeira. Una fatica indicibile. Ma un gran divertimento.
- Una domenica sulla collinetta della piscina di Casina tonifica.
- Rivedersi dopo 15 anni fa un certo effetto.
- Ci provo sempre a trattenermi, ma quando ricevo un regalo mi commuovo.
- Uno dei piaceri della vita: discesa con gli slittini di notte, dopo una cena nel rifugio.
- Sub Zero Nitro e il primo 180°. Dai!
- Concerto di pianoforte. Evocativo, se non troppo soporifero.
- Tenere una Scatola dei Ricordi, ma non guardarne mai il contenuto.
- Confronti difficili.
- Monterosso. Che weekend, De Pietri!
- Ricredersi, quando necessario.
- Aterballetto, prova tangibile di perfezione,sacrifici e impegno.
- Il caco-mela è delizioso.
- Esemplari di narcisimo, da maneggiare con attenzione.
- Abbracciare migliora significativamente l'umore.
- Che Rivoluzione, il trattamento alla Cheratina!
- Nei momenti di sconforto, evitare l'ascolto di "See the sky about to rain" di Neil Young.
-Matrimoni,Travestimenti&Addii-al-nubilato: una certa noncuranza del significato di "essere adulti".
- Sai cosa c'è? C'è che, alla fine, "L'amore conta".
- Wakeboard. Difficoltà livello massimo. Soprattutto se non hai mai visto prima una tavola da wakeboard.
- Il fascino di un quaderno vuoto.
- Let it Shine. (E anche Let it Be. Ovvio).
- Mostre di pittura e fotografia. Per stare da soli con i propri pensieri.
- Tommy degli Who rimane uno dei migliori album di sempre.
- Vi siete mai chiesti cosa significa innamorarsi, ma innamorarsi davvero però?
Cioè - in sintesi - come si fa a distinguere quello 0,1% di probabilità che succeda di innamorarsi di colui/colei che abbiamo di fronte, per quello che E'. ( L'altro 99,9%  succede che ci si innamora dell' IDEA che ce ne siamo fatti, di questo povero colui/di questa povera colei, idea costruita in modo del tutto arbitrario, egoriferito e - ancora peggio, surreale - adattandola a soluzione onnicomprensiva dei nostri fallimenti, delle nostre paure, delle nostre ansie da abbandono o "bisogni" di varia natura. Ergo, passando quasi tutta la durata di una presunta storia d'amore a cercare di cambiarsi a vicenda, tra gelosie-incazzature-costrizioni-limitazioni-perdite di energie per fare cose molto più utili). E questo è amore, mi chiedo?
E poi, quanto dura, questo presunto Amore? Beigbeder direbbe che dura tre anni. Io dico un po' meno. Almeno la prima fase dell'innamoramento dura poco, poi c'è da vedere quanta voglia si ha di mettersi in gioco.

Intanto me la sono scritta qua, la mia lista.
Che per la fine del prossimo anno ho buone possibilità di non averla persa. (A dirla come va detta, il non perderla non è poi così auspicabile: c'è da prendersi la responsabilità  - autoriferita - di quello che si scrive, poi. Ma credo ne valga la pena).
 



Amare qualcuno che vi ricambia è narcisismo. Amare qualcuno che non vi ama, questo è amore.
F. Beigbeder.

venerdì 19 novembre 2010

Alla voce Bozzetto, Bruno.

1987. Giù di lì. O 1988. In quell'anno ricordo la mia piu' grande Paura: entrare in camera di mio fratello per un motivo banale, ma incisivo. I poster degli Iron Maiden.
In quegli anni difficili da sorella minore, le mie memorie infantili spaziano tra estreme fughe da angherie, soprusi, botte, coppini, silenzi comprati (da parte mia) e traditi (da parte sua - di mio fratello).
Egli poteva esercitare un potere assoluto e incontrastato nei miei confronti, vuoi per i suoi 190 cm in altezza, vuoi per i 13 anni che distanziano le nostre rispettive nascite (1968-1981).
A onor del vero, c'è un però. Lo capii solo tempo dopo, molto tempo dopo, quando sopraggiunse l' Età della Ragione. O presunta tale.
Oltre all'imposto regime di dittatura (e all'attuale risentimento per avermi cestinato tutta la raccolta dei Fivelandia 1,2,3,4,5,6,7,8) mio fratello fece anche qualcosa di buono, per me e per la mia crescita. C'è da riconoscerlo. E questo "Qualcosa di Buono" è riassumibile in punti. Quattro, per la precisione.
Punto Numero 1 - Mio fratello decretò "Innuendo" come una delle migliori canzoni dell'anno. Del secolo. Anzi, di tutti i tempi. Ora e Sempre. Archetipo prototipo della definizione perfetta e assoluta di "canzone meravigliosa". Insomma, qualcosa di eccezionale.
E quell' Innunedo mi accompagnò fedele nelle giornate di ozio e compiti, di corse, di maturità da preparare e di saggi di ginnastica ritmica da eseguire, senza farsi cadere il cerchio in testa, possibilmente. Tra lo stupore generale (no, non per l'esibizione. Solo per la colonna sonora: fui l'unica ad avere il buon gusto di evitare la Pausini o il Battito Animale di Raf. Fu quello il motivo di tanto furore, probabilmente, ma, come al solito, lo capii solo dopo. Beata innocenza).
Mi accompagnò, in seguito, oltre a Innuendo, tutta la discografia di quei quattro genii. Con testi, aneddoti e vinili (con quelle copertine superlative, poi!).
Punto numero 2 - Mio fratello decretò "Mai dire Banzai" come IL programma televisivo dell'anno. Premio-idiozia assoluto a un pullmann di Giapponesi alle prese con rocce di gommapiuma (o non era gommapiuma?) porte scorrevoli e ponti tibetani scivolosi,  in una specie di giochi senza frontiere masochistico e al limite dell'impossibile. Botte da orbi  sottotitolate e commentate dalla Gialappa's.
Gialappa's band, presenti anche all'appuntamento con radiocronaca dei vari Mondiali, con Mai dire Goal e tutte le trasmissioni del palinsesto serale di Italia 1. (Ad oggi, che Mai dire Banzai non viene piu' trasmesso, e la Gialappa's ha perso un po' del suo originario vigore, la mia scelta ricade su Jackass. Mtv. Il livello di idiozia è simile, ma a Jackass si fanno male davvero, secondo me. E poi, insomma, ecco....c'è una cosa da dire...sono rapita dal fascino subdolo e selvaggio di Mr. Knoxville, ma, esendo egli sposato con prole, non diteglielo. Ho una moralità da preservare.)
Punto numero 3 -  Decretò  Stefano BenniDaniel Pennac  come scrittori assolutamente da inserire nella lista "Da Leggere" . Per quanto riguarda Benni, attenzione riservata in particolare ai libri La Compagnia dei Celestini, Bar Sport , L’ultima lacrima e, molto più recente, La Grammatica di Dio (2007); per quanto riguarda Pennac, La Prosivendola e La fata Carabina. 
Punto numero 4 - Decretò, inoltre, il podio dei premi Oscar come migliori film di quegli anni '80: al terzo posto, “La mia Africa”, al secondo posto “Labyrinth” (vedi post precedente) e al primo , strameritato,  “Allegro, non troppo”, di Bruno Bozzetto. Se non lo avete mai visto, dovete imprescindibilmente vederlo. Dovete!
Allegro non troppo è un film del 1976 a tecnica mista (metà dal vero, metà d'animazione) prodotto e diretto da Bozzetto. L'idea del film nasce da un ascolto casuale del Bolero di Ravel, che diede a Bozzetto l'immagine di una crescita continua e incontrollata. Bozzetto desiderava dare una risposta con una diversa mentalità, sensibilità e gusto all'illustre precedente, costituito da Fantasia della Disney. Questo film doveva costituire un superamento ironico del modello, qualcosa di più e di diverso,a partire dai contenuti: ecologia, consumismo, sessualità, politica.
Allegro non troppo si distingue nettamente dall'opera americana perché la musica serve da sfondo per le storie che vengono narrate nei singoli episodi. Come racconta lo stesso autore «Ho visto dodici volte Fantasia. Disney ha dato una illustrazione essenzialmente grafica della musica, mentre io ho cercato di raccontare delle storie. (...) È molto più difficile realizzare una storia seguendo la musica che non abbandonarsi alla fantasia grafica.»
Gli episodi animati sono composti da musiche classiche, nello specifico Debussy (Preludio al pomeriggio di un fauno), Dvoràk (Danza Slava n° 7), Ravel (Bolero), Sibelius (Valzer triste), Vivaldi (Concerto in do maggiore), Stravonskij (L’uccello di fuoco). Ognuno di questi animazioni è in stretta relazione con la musica che lo accompagna – un capolavoro, in particolare, appunto, l’episodio del Bolero di Ravel.
Ecco, erano quattro, i Comandamenti in vigore a casa Bigi, in quel lontano 1987. O giu' di lì. Solo quattro, ma di tutto rispetto. Credetemi. Anzi, credetegli.





domenica 14 novembre 2010

Sull' Incertezza (E altri drammi).

Succede spesso, che mi rompa le palle: sfogliando giornali, leggendo articoli, guardando trasmissioni, girando per blog (scusate, ma "girare" è un verbo che amo molto di piu' di "navigare". In una rete informatica, per me, ci vai "in giro" senza mezzi di trasporto ulteriori, a parte il mouse. Niente imbarcazioni di sorta).
Per esempio, prendiamo la Politica. Ora, se volessi leggere di politica, mi renderei conto che è impossibile leggere di politica. Perchè lei stessa è stata privata del suo significato etimologico-sostanziale-contenutistico-pratico-enciclopedico e  non comprende più le categorie classiche di pensiero (soprassiedo a conflittualità varie di schieramento, questa è un'altra storia e la lascio volentierissimo ai "presunti" addetti ai lavori).
Al suo posto sono stati inseriti sinonimi, come (per esempio, ovviamente eh): corruzione-soldi-puttane (sottotitoli alla pagina 777 di televideo: stipendi folli, bunga-bunga, tangenti, prestazioni sessuali, esenzioni, favoritismi). Insomma, si parla di gente a cui non capita mai di doversi alzare alle 8.00 del mattino e immettersi in nove chilometri di coda in tangenziale. O di dover pagare l' Imposta Comunale sugli Immobili. Cazzo.
Mi sono rotta le palle anche delle solite facce, dei soliti articoli, dei vari Vespa, Minzolini, della Carfagna, di Michelle Hunzicker (che, non contenta di essere su canale 5 almeno tre ore al giorno, di avere baciato John Travolta - invidia!- di avere fatto un centinaio di film con Vanzina, viene a rompere i coglioni anche al Teatro Valli, qui. A Reggio).
Mi sono rotta anche di  Tiziano Ferro e della sua musica (è questo Lo Scandalo, quello vero, non le sue abitudini sessuali. Che, detto tra noi, chissenefrega. De gustibus, no?) e di Justin Timberlake che ha il blocco musicale (non era poi tipico dello scrittore, il blocco? Mah). Che sfiga, chissà come farà, poveretto, a tirare avanti la baracca e rincuorare la Diaz. Mentre è ancora innamorato di una che, dal 1999, ancora vestita da pudica e vergine scolaretta, non si perde una nottata all'insegna della Lussuria con qualsiasi esemplare di sesso maschile. E non. Questi sì che sono classificabili alla voce - Drammi Umani.
A proposito di questo senso di noia,  di apatia e malesseri generalizzati, vi riporto una frase di Marco Davoli, (titolare del Ristorante "Il Pozzo"), intervenuto come relatore al convengno sul Marketing del Territorio Reggiano: "Il nostro centro storico è bello, ma vuoto. Sono tutti alle Caprette che si rincorrono".
Questa frase mi ha fatto molto ridere per due motivi: è vera. Stravera. E ci riguarda un po' tutti, noi reggiani. Alzi la mano chi non è mai andato alle Caprette a correre (o a rincorrere - Dio diede a Noè istruzioni ben precise: Leoni e anche Gazzelle sull' Arca). 
Provocazioni a parte, io ho una paura fottuta della noia, della Monotonia. Per non parlare dell' Incertezza e delle Aspettative, poi. Se parliamo di Incertezza filosofica credo sia  difficilmente risolvibile anche dopo mille speculazioni, ma senza troppi effetti collaterali; l'incertezza quotidiano-pratica, invece, credo che, oltre che essere difficilmente risolvibile anche dopo quarant'anni di contributi pagati allo Stato, abbia incidenza negativa  del 99,9 % sulla realizzazione di  quella che mi piacerebbe chiamare Personale-Progettualità. Già. Tra le due, la seconda è peggio.
Il problema è che sono una sensibile, io. Con problemi progettuali-finanziari ai massimi storici, per di più. E questo connubio è un tasto dolente, ve lo assicuro.
In merito alle aspettative...bè, cazzo, queste sì che fregano. I sogni sono il motore dell'esistenza (o dovrebbero esserlo), i progetti non c'è male, si salvano in zona Cesarini, ma le aspettative sono stronze nell'anima. Stronze-stronze. Danno il punto di confine, la taratura personale per stabilire dove sono collocate nel Platonico Mondo delle Idee, la Felicità e Tristezza. Delusione e rabbia VS Motivazione e serenità.
E' difficile non ascoltarle, pero'. Sono sempre lì, in agguato, che sussurrano, a volte gridano e straparlano.
Ma non è giusto dare loro la possibilità di decidere per noi: insomma, credo serva un po' piu' di distacco, dalle cose e lasciare andare a fare in c--- (come sono volgare in questo post - ma così è detto come va detto)  le aspettative. Imparare a dare il giusto peso a quello che succede, senza  superficialità, d'accordo, ma anche senza per forza classificare ogni evento come "Tragedia: bassa/media/alta entità".
Ho testato una cosa fondamentale, nei miei 29 anni: tutto cambia, prima o poi (spesso prima più che poi). Ergo, con prima si accetta il cambiamento e si utilizzano tutte le proprie risorse, meno si soffre. Se è vero che il cambiamento permette l' Evoluzione, facilitiamola allora, questa  evoluzione, che ne abbiamo seriamente bisogno.
A tutte queste presunte mie consapevolezze, ci si mette anche  la Natura che, da subito, insegna il significato di Abbandono: l'infanzia (non saremo in eterno serviti, lavati, riveriti e puliti dopo le operazioni di evacuazione), il possesso dei genitori (capiremo che la mamma non è di nostra proprietà e che il papà non è il nostro fidanzato - viceversa i maschietti), le idee utopistiche (la Teoria della Relatività è già stata scoperta), la libertà egoistica (non faremo sempre e comunque tutto quello che vorremo - eh, lo so, è bello mettere il dentifricio in faccia a chi dorme), l'agilità giovanile (anche se ci sono dei sessantenni che mi doppiano nella podistica di Correggio, vabbè) e la ricettività dei sensi (abbandono precoce, questo, a danno dell'udito causa eccesso di decibel).
Dovremo abbandonare tutto. Poi, volendo essere precisi, ci faremo anche una ragione dell'impossibilità di trovare l'ultima figurina mancante all'Album Panini - sconosciuto  terzino di riserva dell' Atalanta (Baresi invece è sempre doppio, vai a capire) - e dell'abbandono dell'agognato, bisettimanale, soggiorno balneare. Che tre giorni di pioggia te li fai sempre. Sicuro.
Nella vita è tutto così incredibilemente effimero: in questo infinito ci sono situazioni, legami e affetti ai quali cerchiamo di favorire un grado maggiore di certezza, trattandosi però di approssimazioni. E le approssimazioni, per definizione, non sono precise.
In quel margine di scarto tra eccesso e difetto, che non sappiamo nè calcolare, nè prevedere, ci guarderei a fondo. Alle volte si capiscono tante cose. Alle volte ci si sturla forte. Alle volte va a finire che trovi la figurina di quel terzino dell' Atalanta (no, quella non ce l'hai doppia. Solo Baresi) e finisci l' Album. Succedono anche i colpi di Culo.
Succedono, succedono. E' che vanno un po' cercati, non si vedono sempre così, a occhio nudo.

(Ora, il discorso mi condurrebbe alla ritrita solfa dell' "Essenziale-è-Invisibile-agli-occhi". Dell'addomesticare la volpe e della rosa nella teca. Però sono buona, è domenica giusto, ve la risparmio, tranquilli.

Una cosa pero': sarebbe stato bello chiudere con una note polemica.
Uhm. Sì.
Quasi quasi...

Figo eh il Piccolo Principe, ma alla fine ha rotto le palle anche lui.


Ecco. Soddisfatta.




 Order and Chaos - M.C. Escher, 1950

mercoledì 10 novembre 2010

La musica è cambiata. (La musica è cambiata?)

C'è da dire che sto capendo, mentre leggo Playlist, il motivo per cui la Daria Bignardi ha deciso di portare all'altare Luca Sofri (adesso sono le donne che portano gli uomini all'altare, non viceversa).

Luca Sofri è nato il giorno in cui in America usciva "I feel fine" dei Beatles.
E' giornalista e conduttore radiofonico italiano; scrive attualmente per i quotidiani La Gazzetta dello Sport, Il Foglio, l' Unità e per le riviste Vanity Fair, GQ, Wired e la rivista online Il Post.
Gestisce un blog personale Wittgenstein 


Nel 2006 ha pubblicato per Rizzoli il suo primo libro intitolato Playlist, una «guida alle 2556 canzoni di cui non potete fare a meno», ristampato in un'edizione aggiornata nel 2008.
Ed è il libro in questione.

Trovo geniale il suo riuscire, e molto bene anche, a raccontare le canzoni. Raccontarle per quello che sono, nel vero senso della parola: senza associazioni di idee, senza ricondurle languidamente (non se ne puo' piu', diciamocelo) a nostalgie passate o amori lontani.
Senza tanti giri di parole Sofri collega un titolo di canzone (sia conosciute, sia molto sconosciute) a qualcosa di concreto, contestualizzandolo.
Quasi 3000 canzoni da tenere a mente, scelte con quello che vorrebbe essere il criterio di Bello.
Belle canzoni. E non sempre famose, "a volte una bella canzone arriva da dove meno te lo aspetti".

Vi riporto l'introduzione alla sezione The Beatles:

"E che, vuoi fare la playlist dei Beatles? Sei scemo? E quante ne metti, settantuno? Beh, metti che questo libro capita in mano a uno giovane, giovane giovane, hai visto mai che serva anche la playlist dei Beatles. (I Beatles, caro figliolo, sono stati i piu' grandi scrittori ed esecutori della storia: erano quattro, poi a uno... gli hanno sparato sotto casa e un altro è morto di malattia. Erano bravi, dammi retta)."


Riporto anche cio' che Sofri scrive di due canzoni "abbastanza" conosciute, pur se in zone geografiche differenti. Queste rendono bene l'idea di cosa intende lui per.....

"Non sono una signora" (Traslocando,1982) - L. Bertè
Grande pezzo, scritto da Ivano Fossati. Diversamente da altre, lui non ritenne di cantarla: con qualche mancanza di spirito. Lei ci vinse il Festivalbar: si presento' sul palco vestita da sposa, ci inciampo' dentro e cadde. Un volo a planare. Metafora di mille metafore: aveva conosciuto il suo futuro marito - otto anni piu' giovane di lei - sull'aereo (un volo a planare) che la portava a New York per incidere "Non sono una signora", ma il matrimonio era andato in pezzi prestissimo. E aveva avuto un destino tempestoso anche il successivo, quello con Bjorn Borg. Ma come ricordarlo, ora?


"Heroes" (Heroes, 1977) - D. Bowie
Naaaaaaaaaa, na-naaaaaaa...... Non sono tante le canzoni che sopravvivono all'ascolto plurimo, decennale, sfinente, accompagnato da tutta la retorica sulla loro immortalità. Per esempio, "Stairway to heaven" no. "Like a hurricane" sì. "Heroes" sì sì sì. Strasì. Potrebbero farne la sigla di Porta a Porta e vi verrebbe voglia di guardare Porta a Porta (forse; forse no). La leggenda vuole che sia stata ispirata dalla visione di due che si baciavano davanti al Muro di Berlino, quando Bowie abitava là. Robert Fripp ci mise la chitarra, e Brian Eno il resto.

Ps. A proposito di Fab Four, esce oggi il libro a fumetti loro dedicato:  Beatles a Fumetti  edito da SKIRA (240 pagine, euro 39.00), un libro di Enzo Gentile e Fabio Schiavo

domenica 7 novembre 2010

November Rain. E la Sindrome del Bilancio.

Le Domeniche sono così: sempre maledettamente uguali.  Non c'è niente da fare. Quelle di Novembre, poi.
La Domenica è un giorno critico, ma anche molto democratico, a pensarci bene, in quanto non esula nessuno da un difficile compito: quello del Bilancio-Considerazione-Valutazione.
Credo che questa fatica del cuore e della mente sia uno dei motivi per cui si verificano eventi universali apocalittici: per  metà dell'anno sono a rischio di collasso le autostrade verso il mare e per l'altra metà l' Autostrada del Brennero. L' Ikea diventa affollata come il concerto dei Pearl Jam all' Heineken (cè il Klippan al 20% di sconto, vuoi mettere). Ogni Santissimo Natale l'ultimo film di Vanzina continua a fare incassi che nemmeno la saga di Star Wars (anche se sarebbe divertente vedere Massimo Boldi che si cimenta in un addestramento alla stregua di Ananin Skywalker). La Fiera della Castagna di Borgo Tre Case diventa l' Evento Imperdibile stagione 2010. Il derby di serie D Real Cesenatico-Real Rimini richiama una tifosera degna di San Siro, con fumogeni e striscioni annessi.
All'avvicinarsi del weekend (quindi già il martedì o il mercoledì, possibilmente, giusto per stare sicuro) dedichi una buona mezz'ora alla pianificazione del  cosa fare-dove andare-chi incontrare e stilare una bozza di Programma tassativo e inflessibile. Chè c'hai da scappare da una quantità indefinita di parenti/garbugli/rimpianti/seghe mentali/rimorsi/autodistruzioni/nostalgie/rimembranze passate remote-remotissime-e-anche-meno-remote-di-quello-che-credevi. (Il bello è che ancora non sai che questo garbuglio ti seguirà piacevolmente, ovunque tu andrai - già, suona come una minaccia, ma a vedere bene, non lo è).
Ignaro, le provi tutte: zoo, giro sul Doppio Ranger, acquario di Genova, mostra di Vattelapesca, inaugurazione dello scarpolino sotto casa. Esercizi fisici di varia natura. Meditazione. Feng Shui. (Consiglio, mentre orienti il letto a nord, evita di imbatterti nello scaffale Abum Fotografici e Lettere varie). Pulizie. Camminata sulla Pietra di Bismantova. Giro al Lago con panino al salame e servizio fotografico al povero cigno di turno. Tagliare il rame sul tetto in pigiama e ciabatte, seguendo le istruzioni di tuo padre (che ne sa di piu' di te, di come si taglia il rame). Lavare l'auto. Rilavare l'auto dopo un'ora, che è piovuto. Tutto il palinsesto calcistico in onda, a partire dalle ore 13.00 (ricordo con nostalgia lo sfigatissimo pendolino di Mosca che accompagnava la Guida al Campionato di qualche anno fa) fino alla replica notturna di Lumezzane-Reggiana.
Anche Venditti e Concato, con le loro svariate Domeniche buone, bestiali e da buttare hanno celebrato solennemente questo giorno Sui Generis. Non condivido però l'automatica associazione ragazza che aspetta la telefonata del suo moroso (che evidentemente non chiama) = triste e la coppia che se ne va in giro = felice e contenta, in barba a tutti.  Si vede che Concato, in quel 1982, doveva proprio essere molto innamorato, perchè io vedo un sacco di coppie incazzate nere, la Domenica. (Soffro pensando a quegli uomini costretti al pranzo dalla suocera - o, peggio, allo shopping da centro commerciale, fungendo da Reggimilaborsaelagiaccaperfavoreamore).
E vedo anche un sacco di ragazze emancipate, ben consapevoli che l'andamento degli umori domenicali non dipende da una telefonata. (Okei, dal Bilancio magari un po' sì, ma da una telefonata no, dai eh).
Invece Freddie (pace all'anima sua) c'aveva visto lungo, lui che, come canta in Lazing on a Sunday afternoon, alla domenica si riposava (d'altra parte come biasimarlo, con tutte le tournée che doveva macinare all'epoca). Altro che struggersi per amore o partecipare alla maratona del paese. Anche lui si sara' fatto i suoi Bilanci, di Domenica, ma in tutta tranquillità, steso sul divano, tra una birra e un po' di zapping.
E Freddie ha ragione, alla fine sarai costretto a desistere da tutti questi programmi: il Bilancio domenicale è sempre in agguato, ma c'è da prendere in seria considerazione che possa essere in positivo. Ed è sorprendente che succede molto piu' spesso di quel che ti immagini.
Sempre quella vecchia storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Intanto, partirei con il non rovesciarlo, quel bicchiere, anche perchè ci sarebbe poco da interpretare, dopo.

Dimenticavo, Buona Domenica.


(Ps. Il piu' delle volte un libro e una pizza risolvono grossi guai. Provare.)

giovedì 4 novembre 2010

Tra Rischi Indicibili e Traversie Innumerevoli.

" Con rischi indicibili e traversie innumerevoli io ho ritrovato la strada per questo castello oltre la città dei Goblin, per riprendere il bambino che tu hai rapito. La mia volontà è forte come la tua e il mio regno altrettanto grande. Tu non hai nessun potere su di me"
Sono queste le parole pronunciate da Sarah a Jareth nel film Labyrinth.
Labirynth, esatto. Dove tutto è possibile.
Girato da Jim Hanson (creatore dei Muppets), nel 1986, questo film ha dichiarato guerra alla mia preadolescenza. Ha turbato sovversivamente tutta la sacrosanta Quiete e  la sacrosanta Ingenuità, caratteristiche del momento anagrafico di una novenne (credo di averlo visto nel '90): con un Dawid Bowie appena uscito dal periodo Ziggy Stardust (se vogliamo anche un po' stanco e affaticato) e una sedicenne Jennifer Connelly,  fresca fresca di liceo.
Vuoi per i personaggi strambi (Sir Didymus, una cavalleresca puzzola che cavalca un cane da pastore o la lumaca francese che invita Sarah a prendere una "tasa di tè" in "casa" sua).
Vuoi per la "Magic Dance" di Bowie, che, sotto sotto, questo David-Jareth, era un Gran Uomo di palcoscenico, oltre ad un abile rubacuori. (Considerazioni, queste, fatte in seguito).
Vuoi per l'indovinello delle due porte (ho trovato la soluzione cercando su google qualche mese fa, circa 20 anni dopo. Me ne dolgo).
Vuoi per i richiami ai quadri di M.C. Escher (le scale del castello di Jareth).
Per tutta questa serie di motivi considero Labyrinth (e i Goonies, ovviamente) un' Epifania nel mio passato, un pezzo di storia, senza la visione del quale credo sia difficile superare orgogliosamente quella che si definisce come "età della crescita". (Poi intervengono altre problematiche, d'accordo, ma questa è un'altra storia).
Intanto, risolvetevi l' indovinello delle porte. Mentre ascoltate Magic Dance del Duca Bianco.


Indovinello delle Porte


Soluzione



domenica 31 ottobre 2010

Zio Boonmee, vorrei spiegazioni!

http://www.mymovies.it/film/2010/lozioboonmeechesiricordaleviteprecedenti/trailer/

Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, il film del thailandese Apichatpong Weerasethakul vincitore dell' ultima Palma d' oro al festival di Cannes è di difficile comprensione e di impossibile interpretazione, a mio avviso. In sostanza, ho capito veramente poco-e-niente di questo film: mi viene il dubbio che non ci fosse proprio nulla da capire. Lento, anzi immobile, ipnotico; le scene e la costante atmosfera rarefatta descrivono come un tutt' uno (un po' troppo olistico): uomo-natura-animali-anime-cosmo-grotta-acqua. Al limite dell'antropologia.
Una prova difficile da superare è il fantasma del figlio-scimmia. Ecco, qui, in modo molto spontaneo, ti viene in mente il Safari Africano di Gardaland. Poi, capisci che devi innalzarti a un piano metafisico se vuoi continuare a vedere il film. Reincarnazione, tema del viaggio e del finale ritorno al Tutto, rappresentato allegoricamente dalla caverna-utero. Una fatica disumana, seguire un filo logico che non esiste.
Epica la scena dell'accoppiamento della donna con il pesce-gatto. Fortuna che siamo in Oriente e questo gesto non rientra nelle apologie morali: qui viene detto, meno volgarmente, "compenetrazione delle anime". Meno male, per un attimo ero rimasta perplessa. Sospiro di sollievo.

sabato 30 ottobre 2010

Manifestazione delirante, a cadenza annuale, chiamata comunemente: SkiPass.

Ponte dei Morti: oltre a commemorare i nostri defunti e provare applicazioni di sangue finto sul collo per Halloween, chi è appassionato di Snow e sport invernali, lo sa.
E' IL weekend di SKIPASS: la fatidica 4 giorni che decreta l'inzio delle smanie e delle ansie da prestazione di tutti coloro che hanno messo la tavola ai piedi o che lo faranno a breve, per la prima volta. E' il weekend che si anela già dai primi giorni di settembre, quando è alle porte quel malinconico di un autunno, a mio avviso infimo e  inutile (a parte che ho sempre sentito dire che le mezze stagioni non esistono piu', qualcuno mi spieghi).
Da brava fanatica del mondo in questione, alle 15.00 in punto volevo essere davanti all'entrata di Modena Fiere. Pronta all'assalto degli stand, con un foglio e mezzo di cose da comprare (senza particolari necessità, dato che non salto l'evento dal 2005, agli albori della mia passione, ma ogni donna conosce bene l'equazione: Desiderio=Bisogno).
Partenza: Reggio Emilia ore 14.30- Arrivo: Skipass ore 16.10. Si, avete letto bene. Proprio così. Già distrutti dal viaggio (lo stesso tempo per andare in Riviera) e dal parcheggio a 1 chilometro (averlo saputo c'era da organizzarsi con zaino e borraccia), entriamo, increduli dalla quantità di esseri umani allo stesso momento nello stesso luogo. Tutti insieme. Che vogliono vedere la stessa tavola. La stessa giacca. E provare una tuta con scarpone - vediamo se si abbina - in 10 in un metro quadrato. Anarchia totale.
In ordine, sono riuscita ben a : vedere 3 stand e mezzo (con tutta probabilità e un certo senso dell' orientamento uno devo averlo visionato due volte). Sudare come un San Bernardo in spiaggia. Vedere, con grande rammarico, che anche il mondo dello snow è stato contaminato da  Hello Kitty. Trovare una giacca bellissima che non sono riuscita logisticamente a raggiungere.
Fatto ciò, soluzione: gettare la lista (che comunque mi accollava dei doveri autoimposti di acquisto) - andare fuori dagli stand a mangiare un meritato panino, con bevanda Burn in omaggio. E conseguente nervosismo ulteriore.
Pero', Skipass è Skipass. E io ci vorro' sempre tornare, ore 15.00 puntuale. Sempre piu' agguerrita e innamorata. Magari la prossima volta con la canottiera e le idee piu' chiare.


Avvertenze: l'evento puo' creare sintomi da assuefazione e da dipendenza.

giovedì 28 ottobre 2010

Il Mio Personalissimo Decalogo

1. Non so se credo in Dio, ma credo nel Karma, percio' cerco di essere buona. Il Karma ti vede sempre.
2. Ho scritto alcuni buoni propositi per il prossimo anno (che non verranno attesi, as usual)ma che intanto è bello poter scrivere (la vertigine della lista)
3. Ho un elenco di 345 libri da leggere (che saranno smaltiti tra, minimo, due lustri)e ogni mese ne aggiungo una decina.
4. Non ho mai tempo per leggerli, questi benedetti libri. Per il semplice fatto che le giornate sono troppo corte. O che il lavoro è troppo. Dipende dal p.d.v.
5. Non ho mai tempo per fare niente, in realtà, per il semplice fatto che voglio fare tutto: nuoto,capoeira, corsa,snowboard,leggere,scrivere,uscire,guardare film,ascoltare musica. Tenermi aggiornata, comprare scarpe, controllare le offerte al Conad, telefonare il giusto e, magari, dormire. Solo un pochino, giuro.
6. A 20 anni pensavo di essere Giovane (G maiuscola); a 29 anni (attuali) penso di essere ancora giovane ( g minuscola). Quindi, quand'è che arriva la...non mi viene il termine. (Soluzione: Maturità? Mezz’età?)
7. Amo le sfumature. Gli orecchini. De Andrè. E la pizza doppia pasta.
8. Mi rincresce che le nuove generazioni non abbiano mai visto un walkman, non abbiano mai scritto una lettera, mai avuto un album di fotografie, mai letto i “Quindici” , mai giocato a Trivial.
9. Mi rincresce ancora di piu’ che queste nuove generazioni ascoltino LadyGaga. (Cristo, ma non potevano educarli? Ma, gli Stones, gli Who, gli Zeppelin?)
10. In una delle mie vite passate credo di aver scelto come marito un Filosofo. Per questa sceglierei, fato permettendo, Johnny Knoxville. Fattore noia eliminato. 






(Disegno a matita, 22/08/2000)