Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







mercoledì 9 marzo 2011

Infinita Vertigine/Vertiginoso Infinito del Freeride.

5 Marzo - Castellier, Dietro Lastè, verso Passo San Pellegrino.
Ore 10.15
Salita a piedi, tavola in spalla.
Dopo 20 minuti, già tachicardia da infarto.
Ottima partenza atletica.

E' l'ultimo gradino prima di toccare il cielo (evitiamo frasi alla Federico Moccia, grazie).
E' l'ultimo secondo prima di realizzare che intorno a te c'è il più maestoso ed imponente Nulla.

Tranne lei, la Montagna.
Gli alberi.
Metri di neve.
A un soffio dalle nuvole.
L'aria è rarefatta. Come i tuoi pensieri. Un nobile silenzio avvolge tutto come in una atmosfera onirica e surreale.
Senti che non è possibile avere alcun tipo di pensiero. Tutta l'attività cerebrale è bloccata da una sottile ma intensa ansia,  una vertigine dovuta al fatto di essere là in alto, senza sentieri, senza strade, senza piste battute, nè rifugi. Nè chiasso, parole, voci.
Niente.
Solo il rumore della tavola che passa sulla neve.
L'attività fisica concentrata sullo sforzo, sulla fatica indescrivibile nei tratti in cui è necessario camminare sprofondando, con la tavola in spalla.
Ci sono momenti in cui credi di non farcela più - nè a salire, perchè camminare in quelle condizioni diventa impossibile dopo una ventina di passi, nè a scendere perchè gli alberi sono così fitti che hai paura di schiantartici contro (cosa peraltro successa molto frequentemente).

Poi ti fai coraggio, chè un qualche modo per scendere lo devi trovare.
Il bello è che non sai mai quando arriverà la fine di questo meraviglioso massacro. Quel "dai che manca poco" diventa ben poco attendibile. Anzi, rientra nel non classificabile.
Dopo l'incontro ravvicinato con il pino, segue quello con un cliff di quattro metri (in realtà scopri che sono poi molti meno, i metri, ma a vederlo da sopra sembra altissimo); poi incontri un fiume, nel quale stai per caderci dentro - e anche qui c'è da ringraziare qualche angelo custode - passaggi sul piano, in cui è necessario spingersi con le racchette e alla fine una stradina tortuosa di neve fresca  - fino giu', giù alla strada di Moena.

Ore 13.05, strada di Moena. 
(Mentre ti stacchi la tavola sei in trepidante attesa della riattivazione dell'attività cerebrale, rimasta quasi piatta per 3 ore).

Quando si verificano queste situazioni:

- Ritorna a circolare ossigeno nel cervello. 
- Il battito cardiaco torna sotto ai 120 al minuto.
- Passa il tremore costante.

Realizzi che.

- Sei riuscita a scendere.
- Hai l'asfalto sotto ai piedi. (Questo decreta un lacrimone di gioia. Gioia se non di redenzione, almeno di salvezza).
- Non era così semplice come ti era stato preannunciato (con inganno).
- Hai visto un paesaggio incredibile, forse il più bello mai visto nella tua vita.
- Non sei sicura di avere vissuto questa cosa davvero - o di averla solo sognata (te ne convinci riguardando le foto).
- Hai sentito in modo molto tangibile e concreto la definizione di "limite". Casomai te la fossi in un qualche modo scordata.
- Hai sentito l'orgoglio e la soddisfazione personale di averlo fatto.
(Nonostante questa sia andata un po' a scemare nella mezz'ora successiva in cui hai mangiato 3 panini, investito due bambini perchè non riuscivi più a fare una pista blu, dovuto assumere ricostituenti e dovuto dormire 10 ore di fila - 3 delle quali trascorse in uno strano dormiveglia in cui la sensazione era quella, come dire, come essere sommersa dalla neve, incastrata a testa in giu' tra un albero e una roccia.
Questo non è sempre sintomo di una fervida fantasia o di un istinto sublimato dal Super-Io. Ho capito che no, non sempre è così).

e:
- Probabilmente, almeno per un po', ti accontenterai di vederli in fotografia o da più in basso, questi panorami.


Grazie a L. per la pazienza, per aver fatto da motivatore, per avermi guidato in questa cosa che ho appena raccontato senza dono della sintesi.

Da sola non ci sarei mai riuscita:
1. perchè non si può andare da soli.
2. perchè, avessi avuto voce in capitolo, non avrei aspettato a chiamare l'elicottero oltre i dieci minuti.
3. perchè se non ci fosse stato campo nel telefono per chiamare il mezzo di soccorso, sarei ancora là.
4. perchè se anche fosse arrivato l'elicottero, avrei comunque sbagliato strada subito e non mi avrebbe trovata.
5. perchè, di fatto, sarei rimasta a fare le solite tre piste del comprensorio. Con sosta per wc, pranzo e crema solare. (Da volgare turista, insomma).





































































































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