Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







venerdì 28 gennaio 2011

Quando fare le pulizie dei cassetti diventa nostalgico. Ovvero, sempre.

E' successo.
Cazzo.

Quella cosa di cui scrivevo nel post precedente.
Di ritrovarsi a pensare ai miliardi di strade che avrebbe potuto prendere la nostra vita, ma che invece non ha preso perchè abbiamo dovuto sceglierne una.
E con tutta probabilità anche quella sbagliata.
(Forse non proprio quella più di merda che potevamo fare, ma ad un livello che comuque le si avvicina bene).

Il nocciolo della questione sta nella tempistica: quando devi scegliere queste cose così importanti, non ne sei in grado perchè i tuoi sforzi cognitivi sono ancora indirizzati a completare l' Album di figurine Panini.
Se solo si potesse aspettare un secondo e rifletterci su, vedere come si evolvono le cose, quali attitudini davvero hai e quali invece ti piacerebbe avere, ma che è meglio che lasci stare.

Aspettare di crescere, un attimino. Ecco, così credo si eviterebbero un sacco di scelte di merda, di tribolazioni, di struggimenti e di fatiche.
La vita ha due direzioni inverse. Man mano che passa il tempo impari cosa avresti dovuto sapere e fare nel tempo che precedeva.

Con tutto questo anticipo e questa fretta, mica facile.
Vai a sapere te.


Mentre sono lì che pulisco un cassetto, trovo dei Fabriano A4.
Vè.
Disegni, datati 2002-2003.

Non ricordo assolutamente di averli fatti.
Mi sono dimenticata che una volta -  long time ago - amavo disegnare. E ci perdevo le notti.
 






Eraclito, quando diceva che "tutto scorre", sapeva quel che diceva.

Ogni essere umano è inevitabilmente spinto dal bisogno di lasciare un segno indelebile del proprio passaggio.

Un segno unico, personale, tangibile e quanto più eterno possibile. Che sia un quadro, un libro, una incisione, una frase scritta, una canzone, un ritratto.
Arriva un momento nella vita in cui urge la necessità di esprimere la parte più profonda di noi, quella che nessuno conosce. E questo momento solitamente coincide con la netta sensazione che manchi qualcosa, qualcosa che sfugge e impedisce di vedere tutta la scena.
Come se mancasse sempre un tassello decisivo per la completa realizzazione: sentiamo un costante anelito a cio' che non ci è dato sapere, non ci è dato capire o provare con certezza. A cio' che non ci è dato possedere, in quanto il possesso è solo una  perfetta e umana illusione di attaccamento all'effimero, al mutevole. All' incerto. E questo ci disorienta e ci spaventa. Ci rende inermi al più basso livello.
Quante volte sento lo scorrere della vita e mi rammarico per il fatto che sto utilizzando solo una delle molteplici strade percorribili, solo una scelta di fronte alle n scelte quotidiane che la vita ci chiama a fare. E tutto il non scelto cade irreversibilmente nell'oblio del mondo delle Idee.
Se penso alle strade, ai bivi, alle coincidenze, alle intuizioni, non riesco a immaginare in quanti modi diversi sarebbe possibile costruire la propria strada, ma che, per paura, alle volte, non ne se ne ha il coraggio. Sprecando così proprio le possibilità che più potrebbero renderci felici.
Questa è la fortuna di chi, come me, è stato accudito, nutrito, cresciuto ed ha avuto la possibilità di studiare, di alzare la mano, di scegliere.
La scelta è lusso, lusso di andarsene, anche. Altrove. Dove potrebbero essere riconosciute le capacità. Dove qualcuno sarebbe disposto ad insegnare ciò che non sappiamo e che sarebbe importante sapere. Dove si potrebbe fare un tentativo. E qualcuno magari disposto anche a darti una mano. Sai mai.

Da piccola credevo che l'età adulta decretasse, come un traguardo immaginario, il raggiungimento di tutte quelle caratteristiche riguardanti la saggezza, la giustizia, la virtù, il coraggio, la capacità di fare sempre la cosa giusta. Crescendo ho imparato che no, non è automatico: l'età non è maestra di vita in termini assoluti. Dipende da dove sei passato. Da quanto cuore ci hai messo e da quanta anima hai ascoltato, da quante risposte hai trovato e ancora di più da quante domande ti sei fatto. Perchè è quello, quello che davvero conta. Essere presenti a se stessi, pensarci alle cose. Chiedere. Ascoltare. Osservare.

La saggezza non deriva forse da antiche sofferenze che abbiamo dimenticato ma da cui la nostra anima ha imparato qualcosa? E ancora, per quanto riguarda il discorso Amore:  non è che non ci credo nell'amore, sarei matta. L'amore è un sentimento puro, se analizzato nel suo essere in quanto tale. Ed è il motore dell' Universo.
L'amore si trasforma in fonte di sofferenza quando è legame. E' nell'amore di coppia che mi riesce difficile investire. Semplicemente non credo che sia possibile scegliersi a vicenda una volta per tutte in modo esclusivo, a causa della finitezza, della limitatezza e della fisicità del nostro corpo e del mondo in cui viviamo. La mente genera continuamente nuovi desideri. Non invidio chi si sposa perchè si sta sposando, ora, nel momento presente, ma invidio la convinzione attuale di costoro - riposta in un legame - proiettata al futuro.





"Io sono amico della gente incerta, perplessa, modesta che cerca di capire e che è sempre nello stato di uno che non ha capito. Sono molto amico della gente che ha paura. L'impermanenza è legge universale e la vita è un enigma refrattario a qualunque volontà di potenza: soltanto alla fine del tragitto ci si accorge di come non fosse affatto chiara la ragione di tutto il nostro affanno".            
                                                                                                                                       E. Sottsass




Poi, come in una qualsiasi grossolana analisi, c'è la distinzione tra chi prova a capirle, le cose, e chi no. Tra chi è in grado di amare e chi no. Ma questa è un' altra storia.



venerdì 21 gennaio 2011

Abituali Incoerenze Ricorrenti.

C'è una cosa che non capisco.
Quelli che pensano che sì, mi piacerebbe credere nel karma, nella reincarnazione, che ci sarà un'altra vita, sì forse. Però. Sono scettico. Ma....se ci fosse davvero. Eh, magari. Potrei riscattare qualcuno dei miei fallimenti, rivendicare qualcuno dei miei diritti, realizzare qualcuno dei miei sogni, cercare di cacellare i rimpianti più grossi e avere, in conclusione, qualcuna in meno delle mie frustrazioni. Tasto "edit" della roba attuale. Un'altra possibilità, diciamo.
Ora, se ti piacerebbe, credo tu lo possa tranquillamente fare. Con una certa serenità d'animo.
Non è come andarsene in giro a sostenere che uccidere non è reato o che bestemmiare in chiesa è un'azione di buon gusto. Ecco, su queste cose, ci andrei più piano. Invece, nel campo del non tangibile,  non ci sono idee giuste o sbagliate: il confine è labile, è personale, puoi scegliere per te. Solo.
Ogni creatura umana è pronta per affrontare e credere esattamente cio' che sta affrontando e ciò in cui sta credendo.
In quanto a coerenza anche, c'è un'altra cosa che mi sfugge: c'è quello stizzito a causa dei decibel dell'impianto stereo del vicino, poi urla dentro al suo Aifon alla fermata del metrò (chè bisogna ancora ricordarlo a qualcuno che non c'è bisogno di urlare. Steve Jobs, con previdenza, ha dotato gli apparecchi di altoparlanti e microfoni. Già). C'è quello che sussurra invece, dentro al suo Aifon, per non infastidire la vecchietta seduta vicino a lui, ma, se ascolti bene, ogni 4 parole c'è un sostantivo-aggettivo accompagnato a Dio. C'è poi quello che non vuole sentire nessun tipo di bestemmie, condannerebbe a morte chi lo fa, poi getta le cartacce nel parco e i mozziconi di sigaretta sullo zerbino del negozietto vintage dietro casa. C'è quello che firma la petizione per la salvaguardia dell'ambiente, cerca di non influire eccessivamente sul progressivo aumento del buco nell'ozono, poi tiene il suo acido pincher chiuso in macchina sotto il solleone di Agosto. Per tutto il tempo di fare la spesa, con la fila alla cassa del sabato pomeriggio. (Vabbè, il pincher è acido forte, ma è tuo e te lo sei scelto. Pertanto). Poi ancora, quello che lotta per i diritti dei più deboli, degli emarginati e fa a cazzotti con il primo attaccabrighe che lo chiama frocio.
Volevo dire che i punti karma non sono suddivisi per settore. No, sono cumulativi.
C'è da fare bene i conti. 




giovedì 13 gennaio 2011

A Caso/Ad Hoc.

In questo momento molto preciso ho una accozzaglia di robe confuse, anacronistiche, dislessiche, retro', attuali e pansofiche che vorrei esprimere. E sono, per la precisione:

- Avete presente gli Smiths. Ecco. Morrissey mentre canta "There is a light that never goes out". Ma porca troia, ma com'è? Non ci sono parole. Non saprei che dire. Ecco.

- Avete presente i Genesis. Ecco. L' album Selling England by the Pound. Bene. Canzone numero 3, dieci minuti di  "Firth of Fifth". Dieci minuti sublimi, in cui puoi tranquillamente dimenticare chi sei, oltre a qualsiasi coordinata spazio-temporale.

- Non condivido le critiche che alcuni quotidiani (non ricordo dove l'ho letto a dire il vero) rivolgono a Wikipedia: è vero, è incompleta, a volte fuoriviante e parziale ma è anche un grandioso esempio di collaborazione tra persone. Voi la vedete così spesso questa cosa sconosciuta che inzia con la C?

- Da circa una settimana ha aperto Baratto Matto , il primo swap-shop reggiano.
Va bene che non abbiamo Starbucks - disgrazia - ma, almeno possiamo barattare i nostri baracchini/orpelli/vestiti/accessori/adoratescarpeeccecc che non vogliamo più o che non avremmo mai voluto avere, ma che non-si-sa-come abbiamo. E non sappiamo che farcene. Senza bisogno di andare a Milano, nè a Londra (chè per quanto la Ryan sia low-cost, qualcosina viene poi di spesa comunque -considerata la sosta da Top Shop). Ma in via Squadroni 10, Reggio Emilia.
Sono già andata a portare tre mostruosi altarini, il quale loro ingombro nell' armadio mi era diventato insostenibile: sembravano così belli prima di comprarli.....poi....poi...non so che trasformazione sia avvenuta. Tipo quella dei Gremlins, circa. Non sono mai stati indossati, anzi, mi hanno sempre causato quel senso viscerale di repulsione, di schifo quasi. E un gran senso di colpa.
In conclusione: sono uscita dal negozio con un paio di orecchini vintage, un tubino firmato Maramotti e una t-shirt adidas run dry fit con cartellino, per le mie corse quotidiane.
Ecco, Fabrizia Catellani e Morena Saltelli possono redimerti dai tuoi peccati da Quarto girone infernale dantesco e via tutti i sensi di colpa (sembra lo spot del gelato vegetale, vabbè).
Fate girare questa news che c'è bisogno di fare-sapere, in modo che il negozio prenda piede. E poi, queste iniziative vanno premiate, altro che.


- Leggevo un articolo su la D di Repubblica a proposito del nuovo libro di Andrè Aciman, Notti Bianche: non l'ho ancora letto, ma ho intenzione di farlo.  E riporto un pezzo dell'intervista, che mi ha colpito particolarmente. Alla domanda - se l'amore romantico è una forma di dipendenza da curare - ogni uomo, ogni donna (sopra i 30/35 anni) e ogni essere con una percentuale elevata di cinismo nel sangue risponderebbe che sì, è una forma di dipendenza da curare. Aciman risponde, invece, così: "Certo, è una forma di dipendenza ma, a essere onesti, se ce l'abbiamo dovremmo anzi alimentarla (Eh?!! Sei matto...?!?!). Se sei fortunato, fortunato abbastanza da incontrare qualcuno che ti fa sentire completamente devastato (già qui, vallo a capire chi sarà e se mai ci sarà colui/colei che si aggiudicherà il titolo di devastatore) please, continua, alimenta questa dipendenza. Perchè non c'è nulla di più importante. Che importa se non riesci a concentrarti sul lavoro, non riesci a pensare in modo responsabile, purchè tu abbia trovato le stelle o abbia sentito questa roba primitiva della vita (non sono sicura di sapere di cosa stia parlando). Molti parlano della sicurezza della quotidianità, ma io ricordo che quando una cosa del genere accade è come una deflagrazione, e tu non vuoi che il fuoco si spenga. Non vuoi. Alla fine si spegne. Sfortunatamente." (Questo lo riconosce anche lui).
Comunque sia, vorrei tanto che Aciman avesse ragione.

- L'altra sera stavo riguardando Manhattan di Woody Allen e, come al solito - quando sono rapita da qualcosa di bello in modo imbarazzante - mi sono ritrovata con quella espressione da Pesce Lesso.
Sarà che amo Woody, sarà che questo film è un capolavoro. Sarà che ho sempre l'espressione da pesce lesso, anche quando non mi osservo - e quando non sono rapita da qualcosa di bello in modo imbarazzante, ma questo, ecco, questo spezzone sì che è.........
è.
Fate Voi.


mercoledì 12 gennaio 2011

Take me down (to the Paradise City).

Non vorreste cadere giù, alle volte?

Ci sono un sacco di opzioni dal quale farlo:

-Dal pero.
-Dalle nuvole.
-Dalle fantasticherie.
-Dalla finestra.
-Dalle illusioni.
-Altro (indicare cosa)

E sentire proprio quella sensazione precisa. Di toccare il fondo.
(Che vi è probabilmente poi già capitata, almeno una volta. Vero? No? ....NO?!!)

Quando hai la certezza che sia impossibile andare ancora più giù, perchè un più giù non esiste. 
Quel periodo, random, in cui succede che la tua vita decide di rovesciarsi, di invertire la rotta, di cambiare tutte le carte in tavola senza avere chiesto (a te) nessun consulto. Nessun parere, niente. Nemmeno qualche ora di preavviso per darti il tempo di preparare le tue cose. Uno zainetto, qualche paia di mutande, uno spazzolino, quelle cose lì, insomma.
Niente.

Ti renderai conto che dovrai assorbire il colpo, ma non te ne renderai conto subito.
Dovranno passare giorni, anche mesi forse. Poi dipenderà sempre tanto dalla tua capacità di adattamento alla costante imprevedibilità della vita. Quella che Darwin chiamava con il termine "selezione naturale".
E così che dovrai rimboccarti le maniche, dovrai accettare la sofferenza e soffrirla tutta, in modo che non possa tornare a un pericoloso livello soprasoglia nel tuo cuore. Poi dovrai lasciarla andare, dovrai lasciare spazio alle emozioni positive, alla serenità. Prima che potrai. Prima che sia troppo tardi e il tuo sguardo sia cambiato, prima che quella luce negli occhi si sia indebolita.

Chè c'è da fidarsi della vita. Di quel che fà. Anche se sembra così avventata, alle volte.

Perchè Toccare il Fondo (e ognuno ha la propria interpretazione in merito) regala una massa infinita di possibilità molto fighe: di rifare le cose fatte male, con più esperienza. Di aggiustare il tiro. Di trovarsi in situazioni inaspettate. Di reinventare. Di riscoprire delle cose di sè che si erano dimenticate. Di scoprirne di nuove, mettendosi in gioco. Di ritrovare le proprie passioni, i propri tempi, la lucidità e il distacco. Di prendersi un po' meno sul serio. E di Divertirsi. Da matti.

Già, capita. Alle volte.
Credo ne valga la pena di toccare il fondo se poi.
E' da prendere in seria considerazione.

Detto qui tra noi, mi sono accorta di una cosa: sarà mica che quando tocchi il fondo, arrivi a Città Paradiso? - No, non quella di Grignani, per favore.
Intendo quella where " the grass is green and the girls are pretty" (e data la mia tendenza etero, spero che a Paradise City the boys are cool too).

Ps. E se proprio siete inconsolabili, ecco un video trash, ma veramente trashissimo. Annata '92. Così trash da tirare su il morale. A confronto di questo Paolo Vallesi un po' sfigato - che ha toccato il fondo con le dita - non possiamo che fare altro che sentirci Supereroi, Highlanders quasi (questo è uno di quei casi indiscutibili in cui il confronto alimenta la propria autostima).
(Questo tipo di confronto attivo lo classificherei anche come tecnica di analisi riconsociuta dall' Ordine degli Psicologi: "Confronta la tua sfiga con quella di Paolo Vallesi". Avremmo meno a che fare con casi di personalità Borderline. Molti meno). Grazie Paolo.

giovedì 6 gennaio 2011

In Sospeso. In un punto indefinito di qualcosa di non specificato. (Nè specificabile)

E' inevitabile, come dire. Fermarsi un minuto e osservare.
Il tempo che scorre (sì lo so, dico sempre le stesse cose, ma portate pazienza e assecondatemi, suvvia). Gli amici che fanno un casino apocalittico in casa fino alle 5 di mattina. Le stagioni. Le giornate di sole e anche quelle di pioggia battente. Le chiacchierate in cucina fino a tarda notte. I fiocchi di neve (che, per inciso, vorrei si ricordassero dell'esistenza di un luogo chiamato Val di Fiemme). E volerlo fare a tutti costi. Soffrire di nostalgia. Che ci piace sempre quel filo di masochismo. Ci si sguazza così bene nella merdina dello struggimento. Soprattutto i primi dell'anno. Tipo, intorno al 6 Gennaio, per dire.
L' atmosfera sospesa di queste giornate di festa - che si differenzia da quella natalizia, di attesa - regala una tregua solenne e sacrosanta dal vivere. Dal pane quotidiano. Ossia, dalle corse estenuanti lavoro-spesa-palestra-casa-bicchieredivinoelevato-traffico-dormiresempretroppopococazzo-nuoto-lettura-cinema-telefono-sincronizzazioneiphone-pc-mail-lavareautomotorinocostume (non insieme, s'intende). Stanca solo al pensiero di. E poi, gli aggiornamenti. Io mi sono stancata di aggiornare tutto. I tunes, le applicazioni, il browser, il cellulare. Ogni volta che accendi il pc ti fa aggiornare qualcosa e impieghi mezz'ora solo per aprire il sito delle ferrovie dello stato. Cheppalle.
Non divaghiamo. Dicevo, una tregua. Ecco. Dal dovere. Fare, essere e pensare. Dal programmare. Organizzarti. Ti rendi conto che esistono momenti in cui puoi non fare assolutamente un cazzo e non sentirti in colpa. Grazie, Dio. Anche se è finita l'acqua e sei rimasta in pigiama fino alle otto di sera, che erano secoli che non ti capitava questo lusso. Che non ci sono poi priorità così incombenti, se non fare quello che ti capita, al momento. Una tazza di the.
Hai tempo per contemplare la pila di libri che sono lì pronti per assolvere il loro compito (e stanno per essere classificati nella sezione antica). Ppuoi andare a sgomitare per saldi, come alle donne piace così tremendamente tanto. Chè di sicuro c'hai bisogno di qualcosa. Tipo quel paio di stivali troppo fighi che costano uno stipendio, ma che saranno a metà prezzo. E sarà rimasto un 36. Impraticabile per il tuo piede. Anche se lo proverai lo stesso, ammettilo. (Va bene, ho scarpe di tutti i numeri, ma al 36 non ci sono mai arrivata).

La differenza tra uomo e donna in fatto di acquisti sta in questo esempio: Reparto calzature. Se un uomo ha il 43, compra un 43. Al massimo 43 e mezzo per stare sicuro. Chè ci mette le calze grosse. Se il 43 non c'è l'uomo non si cruccia, prende un modello diverso. Ed è molto soddisfatto.
Se una donna ha un 39, ha già una croce addosso. (Perchè il 39 è già esaurito a inizio stagione, del modello che vuole). Una donna compra COMUNQUE quel modello. Sia esso un 38, un 40. Anche 37 e 41, se proprio meritano. Il range è ampio. Non le lascierà lì, per prenderne un altro ipotetico paio, più comodo ma più brutto. Giammai.
Ed è molto soddifatta, nonostante il viso segnato dal dolore/nonostante ne perderà una al secondo passo.

In queste giornate sospese, puoi scrivere tutti i tuoi cari propositi per l'anno nuovo: intanto inizierei con lo scriverli. Intanto. Come, partecipare attivamente alla vita politica del tuo Paese (per quanto possa servire). Capirla per qualcosa di più del 10%. Sostenere chi ancora suona dal vivo. Tenersi aggiornati su più argomenti possibili. Aggiornare tutti i dispositivi wi-fi in tuo possesso che poi, a non farlo, non funziona più un cazzo. Leggere leggere leggere leggere. Fare sport. Dedicare tempo agli affetti e non alle cose. Investire sugli affetti e non sulle cose. (Anche perchè succede che il Moncler te lo fottono a Capodanno. Meglio portarsi la giacchina a quadrettini con interno in pile delle medie. O il pile color cammello che ti ha regalato quella famosa zia per Natale; sì, proprio quello, quello terrificante). Preparare gli scatoloni per la bancarella al mercatino dell'usato domestico, e non dimenticare di metterci quel gilettino in lurex che non metti dai mondiali '98, ma che ti sembrava così bello, prima di comprarlo. Fantasticare sulle vacanze estive. Perdere meno tempo nei social network (perchè i cinque minuti che vorresti dedicare a facebook diventano due ore? Sempre? Questo fatto necessita di un proposito pensato ad hoc). Tenersi informati su quello che succede (anche se, purtroppo, le notizie riportate dai giornali hanno tagli differenti in base a). Smettere di spendere soldi in scarpe (dopo i saldi, s'intende). Mettere nella wish list una scarpiera. Per redimersi dai peccati commessi nelle vite precedenti guardare almeno una puntata di, nell'ordine: Forum, Porta a Porta, Beautiful, Cento Vetrine, il GF (Ti sarà donata una assoluzione istantanea a qualunque reato commesso, e anche un bonus omaggio per questa vita). Ricordarsi che tutto cio' che diciamo e facciamo ha una ripercussione sul mondo e sulle persone intorno a noi (secondo una legge di cui non ricordo il nome - ma che condivido - di un filosofo di cui non ricordo il nome). Quindi valutare le conseguenze e pensare agli altri, anche. Sviluppare di più quella che la psicologia classica definisce come Empatia. Trascorrere del tempo con le persone che amiamo. Tenere sempre una agenda a portata di mano. E usarla.


Ce ne sarebbero tanti altri, ma mi fermo qui.
Sono banalità, come mi ha detto ieri sera un amico. (In tema di blog). Ergo, ve le risparmio.

Adesso vorrei tornare a quell'ozio sospeso, supremo e adorato che non saprò mai come definire. Ma che vorrei non finisse domenica.