Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







domenica 14 novembre 2010

Sull' Incertezza (E altri drammi).

Succede spesso, che mi rompa le palle: sfogliando giornali, leggendo articoli, guardando trasmissioni, girando per blog (scusate, ma "girare" è un verbo che amo molto di piu' di "navigare". In una rete informatica, per me, ci vai "in giro" senza mezzi di trasporto ulteriori, a parte il mouse. Niente imbarcazioni di sorta).
Per esempio, prendiamo la Politica. Ora, se volessi leggere di politica, mi renderei conto che è impossibile leggere di politica. Perchè lei stessa è stata privata del suo significato etimologico-sostanziale-contenutistico-pratico-enciclopedico e  non comprende più le categorie classiche di pensiero (soprassiedo a conflittualità varie di schieramento, questa è un'altra storia e la lascio volentierissimo ai "presunti" addetti ai lavori).
Al suo posto sono stati inseriti sinonimi, come (per esempio, ovviamente eh): corruzione-soldi-puttane (sottotitoli alla pagina 777 di televideo: stipendi folli, bunga-bunga, tangenti, prestazioni sessuali, esenzioni, favoritismi). Insomma, si parla di gente a cui non capita mai di doversi alzare alle 8.00 del mattino e immettersi in nove chilometri di coda in tangenziale. O di dover pagare l' Imposta Comunale sugli Immobili. Cazzo.
Mi sono rotta le palle anche delle solite facce, dei soliti articoli, dei vari Vespa, Minzolini, della Carfagna, di Michelle Hunzicker (che, non contenta di essere su canale 5 almeno tre ore al giorno, di avere baciato John Travolta - invidia!- di avere fatto un centinaio di film con Vanzina, viene a rompere i coglioni anche al Teatro Valli, qui. A Reggio).
Mi sono rotta anche di  Tiziano Ferro e della sua musica (è questo Lo Scandalo, quello vero, non le sue abitudini sessuali. Che, detto tra noi, chissenefrega. De gustibus, no?) e di Justin Timberlake che ha il blocco musicale (non era poi tipico dello scrittore, il blocco? Mah). Che sfiga, chissà come farà, poveretto, a tirare avanti la baracca e rincuorare la Diaz. Mentre è ancora innamorato di una che, dal 1999, ancora vestita da pudica e vergine scolaretta, non si perde una nottata all'insegna della Lussuria con qualsiasi esemplare di sesso maschile. E non. Questi sì che sono classificabili alla voce - Drammi Umani.
A proposito di questo senso di noia,  di apatia e malesseri generalizzati, vi riporto una frase di Marco Davoli, (titolare del Ristorante "Il Pozzo"), intervenuto come relatore al convengno sul Marketing del Territorio Reggiano: "Il nostro centro storico è bello, ma vuoto. Sono tutti alle Caprette che si rincorrono".
Questa frase mi ha fatto molto ridere per due motivi: è vera. Stravera. E ci riguarda un po' tutti, noi reggiani. Alzi la mano chi non è mai andato alle Caprette a correre (o a rincorrere - Dio diede a Noè istruzioni ben precise: Leoni e anche Gazzelle sull' Arca). 
Provocazioni a parte, io ho una paura fottuta della noia, della Monotonia. Per non parlare dell' Incertezza e delle Aspettative, poi. Se parliamo di Incertezza filosofica credo sia  difficilmente risolvibile anche dopo mille speculazioni, ma senza troppi effetti collaterali; l'incertezza quotidiano-pratica, invece, credo che, oltre che essere difficilmente risolvibile anche dopo quarant'anni di contributi pagati allo Stato, abbia incidenza negativa  del 99,9 % sulla realizzazione di  quella che mi piacerebbe chiamare Personale-Progettualità. Già. Tra le due, la seconda è peggio.
Il problema è che sono una sensibile, io. Con problemi progettuali-finanziari ai massimi storici, per di più. E questo connubio è un tasto dolente, ve lo assicuro.
In merito alle aspettative...bè, cazzo, queste sì che fregano. I sogni sono il motore dell'esistenza (o dovrebbero esserlo), i progetti non c'è male, si salvano in zona Cesarini, ma le aspettative sono stronze nell'anima. Stronze-stronze. Danno il punto di confine, la taratura personale per stabilire dove sono collocate nel Platonico Mondo delle Idee, la Felicità e Tristezza. Delusione e rabbia VS Motivazione e serenità.
E' difficile non ascoltarle, pero'. Sono sempre lì, in agguato, che sussurrano, a volte gridano e straparlano.
Ma non è giusto dare loro la possibilità di decidere per noi: insomma, credo serva un po' piu' di distacco, dalle cose e lasciare andare a fare in c--- (come sono volgare in questo post - ma così è detto come va detto)  le aspettative. Imparare a dare il giusto peso a quello che succede, senza  superficialità, d'accordo, ma anche senza per forza classificare ogni evento come "Tragedia: bassa/media/alta entità".
Ho testato una cosa fondamentale, nei miei 29 anni: tutto cambia, prima o poi (spesso prima più che poi). Ergo, con prima si accetta il cambiamento e si utilizzano tutte le proprie risorse, meno si soffre. Se è vero che il cambiamento permette l' Evoluzione, facilitiamola allora, questa  evoluzione, che ne abbiamo seriamente bisogno.
A tutte queste presunte mie consapevolezze, ci si mette anche  la Natura che, da subito, insegna il significato di Abbandono: l'infanzia (non saremo in eterno serviti, lavati, riveriti e puliti dopo le operazioni di evacuazione), il possesso dei genitori (capiremo che la mamma non è di nostra proprietà e che il papà non è il nostro fidanzato - viceversa i maschietti), le idee utopistiche (la Teoria della Relatività è già stata scoperta), la libertà egoistica (non faremo sempre e comunque tutto quello che vorremo - eh, lo so, è bello mettere il dentifricio in faccia a chi dorme), l'agilità giovanile (anche se ci sono dei sessantenni che mi doppiano nella podistica di Correggio, vabbè) e la ricettività dei sensi (abbandono precoce, questo, a danno dell'udito causa eccesso di decibel).
Dovremo abbandonare tutto. Poi, volendo essere precisi, ci faremo anche una ragione dell'impossibilità di trovare l'ultima figurina mancante all'Album Panini - sconosciuto  terzino di riserva dell' Atalanta (Baresi invece è sempre doppio, vai a capire) - e dell'abbandono dell'agognato, bisettimanale, soggiorno balneare. Che tre giorni di pioggia te li fai sempre. Sicuro.
Nella vita è tutto così incredibilemente effimero: in questo infinito ci sono situazioni, legami e affetti ai quali cerchiamo di favorire un grado maggiore di certezza, trattandosi però di approssimazioni. E le approssimazioni, per definizione, non sono precise.
In quel margine di scarto tra eccesso e difetto, che non sappiamo nè calcolare, nè prevedere, ci guarderei a fondo. Alle volte si capiscono tante cose. Alle volte ci si sturla forte. Alle volte va a finire che trovi la figurina di quel terzino dell' Atalanta (no, quella non ce l'hai doppia. Solo Baresi) e finisci l' Album. Succedono anche i colpi di Culo.
Succedono, succedono. E' che vanno un po' cercati, non si vedono sempre così, a occhio nudo.

(Ora, il discorso mi condurrebbe alla ritrita solfa dell' "Essenziale-è-Invisibile-agli-occhi". Dell'addomesticare la volpe e della rosa nella teca. Però sono buona, è domenica giusto, ve la risparmio, tranquilli.

Una cosa pero': sarebbe stato bello chiudere con una note polemica.
Uhm. Sì.
Quasi quasi...

Figo eh il Piccolo Principe, ma alla fine ha rotto le palle anche lui.


Ecco. Soddisfatta.




 Order and Chaos - M.C. Escher, 1950

1 commento:

  1. Maledetto lunedì, come cantavano gli ormai defunti, shop’n’hour e benedetta la conclusione sul piccolo principe! Non credo di aver capito proprio tutto quello che hai scritto (fatico a capire quello che ho in testa io … figurati!), problemi del mio ultimo firmware non aggiornato, ma proverò a cavalcarne una parte.
    Evito di “cominciare dal comincio” come dice un’amica, e do due botte pur’io al piccoletto: non so se ha rotto più los cobrones il piccolo principe o quelli che ne fanno l'apripista di ogni momento importante della vita...Forse hanno rotto entrambi! (parlo di me naturalmente, non vorrei mai generalizzare! Ah…ci infilerei anche siddharta ma so che scatenerei un altro piccolo putiferio).
    Sono immagini davvero incantevoli, giuro incantevoli! E io legato da sempre al modello di famiglia “mulino bianco” ne sono stato attratto. Forse ho solo concluso che non funziona troppo questa cosa dell’addomesticare qualcuno…anzi, forse siamo noi che dobbiamo addomesticare noi stessi. A parte la dedizione e la fatica estrema di addomesticare qualcuno…non potrei accettare di veder sparire quell’incerto senso di stupore e sorpresa che una persona-individuo libera mi può provocare...e che mi da anche un fremito di incertezza. Termometro di un amore? Alla fine addomesticare suona tanto come “rendere prevedibile” o “proteggersi dagli imprevisti”, “riuscire a controllare”.
    Sto sperimentando gli imprevisti e devo dire che sono saporiti! Soprattutto se ci si ride sopra. Meglio saper affrontare gli imprevisti che cercare di controllarli prima che avvengano…sono imprevisti se no si sarebbero chiamati “previsti”. Tutto è vita. E’ solo la nostra aspettativa di vita che ci fa sentire le cose belle se soddisfatta o brutte, se tradita.
    Addomestichiamo le nostre incertezze. Addomestichiamo la nostra percezione dei sogni. Addomesticare la nostra percezione di Felicità. Addomestichiamo il pensiero che ci sia tutto dovuto. Rimaniamo un po’ fanciulli, almeno un po'…l’hanno detto in tanti…beh io ci riuscirò! Sai perché?…perché ho scoperto come fare…shhhh!
    Pensiamo sempre ci siano enormi misteri da risolvere...take it easy! Per capire i figli forse basta ricordarsi che i nostri genitori spesso non ci capivano...quindi basta accettarli ed essere presenti quando ce lo chiederanno.
    Se è vero che cambierei tante cose di me, e per quanto possibile le cambierò (azz sono ricaduto nel concedermi uno sconto "per quanto possibile") non cambierei niente di quello che è stato e che mi ha fatto diventare quello che sono: Niente di che, forse, ma uno che ha capito che vuole cambiare tante cose di se. Dici poco? Una delle frasi che sento più spesso è “ormai, a questa età non si cambia più”…peggio per loro!
    Non voglio certo cancellare tutti i discorsi sull’impegno, la dedizione, la fedeltà nella coppia (esiste ancora la fedeltà? No perché le altre due sapevo fossero quasi estinte ma la fedeltà c’ha due piedi nella fossa anche lei…), che fatti dai miei genitori suonavano molto come… “a discapito dell’amore” ma voglio un equilibrio tra individuo e totale dedizione per l’altro/a (entrambi fondamentali!).

    Allora ci si vede alle caprette a correre.
    Ciao
    M. (Mostro di Dusseldorf)

    PS: L’incostanza e la continua ricerca di nuovi stimoli sono due dei miei molteplici difetti…chissà se scriverò ancora sul tuo blog o rimanderò fino a sentirmi troppo in colpa per non averlo fatto, per tornare a scrivere…ehehhe

    RispondiElimina