Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







domenica 12 dicembre 2010

W.E.Coyote, Colui che aveva capito tutto.

Quello che a me piace definire come il Lusso del Fallimento, me lo ha insegnato quel povero cristo di W.E. Coyote. Lui che prova, riprova, non demorde, non si arrende (nonostante la cazzo di fame che ha), senza peraltro riuscirci mai, a prenderlo. Lo stronzo di Road Runner.
Pensavo che oggi, in un mondo in cui il progresso e la tecnologia stanno rendendo la vita quanto di più vicino alla perfezione ci possa essere, sono in pochi a potersi permettere questo lusso, dato che, più o meno chiunque, ci campa con quello che fa. O meglio, con quello che guadagna facendo quello che fa.
Il criterio di valutazione è sempre quello dell'eccellenza, delle cose che funzionano, che vendono, che fanno audience. Come se il coyote dovesse sopprimere lo stimolo della fame e mangiare lattine e cactus solo perchè gli hanno detto con una certa convinzione che sono prelibate.
La paura di non riuscire blocca, facendo mettere da parte idee-desideri-progetti prima ancora di averli pensati-desiderati-immaginati. Il giudizio cade funseto sulle teste di chi si discosta dall'ideale di vita che ti hanno sapientemente preconfezionato e venduto.
Ti fanno credere che non ci sia la possibilità di una immagine a colori: e così che diventa tutto grigio, uniforme, maxi blocchi di cemento, stessa misura, stessa area, stesso perimetro.
Il fallimento, invece, è indicatore di una posta in gioco: nonostante il risultato, almeno ti sei esposto, hai puntato, hai detto la tua mettendo la tua faccina di culo sul piatto d'argento delle scommesse. Perchè la vita è questo. Una scommessa.  Che spazia ovunque, che sia ideare qualcosa, organizzare, conoscere, interessarsi, essere curiosi, ribaltare il proprio punto di vista, considerandolo come uno degli "n" punti di vista immaginabili e ipotizzabili. Che sia rispondere alle domande del tipo "cos'è che contiene l'Universo se l'Universo contiene tutto?" sapendo già che sarà molto, molto difficile azzeccarci.
Vorrei si concepisse uno spazio mentale piu' ampio per il fallimento, un neurone che si prenda la responsabilità di questo arduo compito, arduo ancora di più nel paese in cui viviamo. Un paese che non ha cortile.
E  poi, il fallimento ti assolve dal rimpianto: sai che lo hai fatto, magari male, magari non come avresti voluto, non come avrebbero voluto (anche se di Quelli che Benpensano e degli stronzi non me ne frega poi un cazzo, per inciso). E la prossima volta sarà meglio, magari a segnarsi gli errori, chè hai già un po' di croste qua e là.
I successi, in contrapposizione ai fallimenti, sono il tuo più grande orgoglio, momenti sublimi ed estasi supreme che costellano le tappe di vita, epifanie che ricordi con un sorrisino beffardo, stavolta sei tu che gliel'hai messo nel culo, alla vita; nella meglio ipotesi si tratta di quelle tre o quattro cose che non credevi di avere fatto ma che hai fatto e ti sono riuscite bene (credo che dovrebbe essere un dovere esistenziale e personale riuscire a fare qualcosa di figo, ma figo davvero, senza fallimento annesso - premettendo comunque che a nessuno fregherà mai un cazzo di quello che ti riesce bene, a meno che ti venga fuori una roba pazzesca tipo l'invenzione del telefono o di internet).
La differenza sostanziale è che i successi, una volta ottenuti, te li dimentichi, scappano, rimangono un flebile ricordo nell'angolo della memoria a medio termine, invece per i fallimenti non è proprio sempre così. Quelli te li ricordi bene, restano impressi: ti regalano un attimo di sofferenza, se vuoi, ma anche di respiro, ti insegnano delle cose. E' solo che, per concepirli in questo modo, dovresti prenderti un po' meno sul serio, perchè si può eh. E considerare che, in fin dei conti, cosa succederà mai? Ci si rialza e si riparte, daccapo se necessario.
Pero', per quanto riguarda il Coyote c'è da concepire una eccezione: spero che, per una buona volta, lo prenda, lo stronzo. Chè se lo merita, dai. Anche se poi il cartone animato finisce (e questo non lo vorrei, ma riconosco che è necessario considerare la sua fame come prioritaria rispetto al mio divertimento, povero).

Nessun commento:

Posta un commento