E' un periodo - coincidente con l'inizio della Primavera, per la precisione - che ho così tanto sonno da non risucire a scrivere.
Dormirei sempre. A oltranza. Non mi alzerei dal letto nemmeno per mangiare.
Il cervello e le energie costantemente in Off.
In ufficio mi sento svenire. Attività sportive saltate a piedi pari.
Sfinita.
Indolenza. Pigrizia. Sonnolenza. Lentezza.
Nel mio stanco e onirico oblio primaverile mi chiedevo come potrebbe essere la vita quotidiana in ogni città del mondo: vorrei utopicamente provare un soggiorno di una settimana (figata, eh?) - un soggiorno non vacanziero - uno stralcio di vita alla Sliding Doors per intenderci. E testare come sarebbe la vita lì, in quel contesto, in quel momento, con quelle persone che il destino ti fa incontrare, con quella precisa attività che hai la fortuna di riuscire a intraprendere, con tutte le mancanze, le nostalgie, le opportunità, i cuori infranti, i sorrisi e le lacrime del caso.
Tutto ciò che riguarda il vivere quotidiano. Il sopravvivere alle incursioni. Alle tempeste e ai disastri. Il costruire un muretto sempre un po' più alto, mattoncino su mattoncino, con pazienza. E devozione. E determinazione.
In questo modo potrei vedere come sono i diversi soggiorni, potrei metterli a confronto e avere la possibilità di reinventarmi ogni volta. Evolvere o regredire. Imparare o insegnare.
Un po' come guardarsi vivere dall'esterno. Da fuori.
Quindi con occhio oggettivo. Distaccato.
Super partes.
(Che ce n'è bisogno di neutralità).
E dopo il confronto: scegliere.
Sarebbe più semplice vivere. (Considerando - non senza un certo rammarico - che mi sentirei unica artefice non solo delle mie gioie, ma anche delle mie sfighe).
Mi sono convinta.
Tra poco andro' in Farmacia a prendere una confezione formato famiglia di pappa reale e ginseng.
Pensando a una spiaggia.
Sole.
30° la massima.
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